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C-Star–Defend Europe–Generazione Identitaria

Un’operazione di propaganda per la destra razzista, nel grande inganno dell'emergenza migratoria

10 Agosto 2017

Continua a far parlare di sé la nave dei neofascisti "identitari" C-Star e la campagna Defend Europe. L'ennesima dimostrazione dei legami tra destre neofasciste, agenzie di mercenari e eserciti e governi imperialistici. Un excursus su una minaccia che si alimenta di razzismo e populismo

c-star


La tanto dibattuta operazione anti-migranti Defend Europe, organizzata dalla rete neo-fascista Generazione Identitaria, mette in mostra come le organizzazioni reazionarie siano il braccio armato, ai confini della legalità, delle borghesie nazionali e internazionali. Per comprendere il fenomeno è necessaria una minima analisi tanto dei soggetti coinvolti quanto del concreto sviluppo dell’operazione razzista. In questo ci aiuta, tra le altre cose, il dossier sviluppato da Famiglia Cristiana - elemento che mette in mostra il tremendo ritardo e l’inadeguatezza degli strumenti della sinistra in generale, e di quella rivoluzionaria in particolare, di fronte a fenomeni potenzialmente devastanti e a cui è necessario contrapporsi.


Generazione Identitaria: una rete paramilitare razzista e nazionalista

Generazione Identitaria è l’emanazione di un'organizzazione politica francese nata nel 2003, “Bloc Identitaire”, piccolo raggruppamento di vari esponenti della destra nazionalista e identitaria francese, tra i quali spiccano Fabrice Robert, ex deputato del Front National, e Guillame Luyt, ex membro dell’Azione Monarchica Francese e nonché ex-dirigente della giovanile del Front National.
Da questo primo nucleo si sono poi sviluppati e costruiti rapporti con altri raggruppamenti nazionali, principalmente in Germania e Italia – da cui Generazione Identitaria. Pare che tutte le varie sezioni di questo “movimento identitario” abbiano contribuito alla costruzione di PEGIDA, il movimento tedesco anti-islamista e nazionalista che spesso fece parlare di sé sui media.
La loro propaganda si incentra proprio sul concetto di identitarismo, di etnia, di lignaggio. Termini con cui si recuperano i concetti di Razza e Patria sotto mentite spoglie più politically correct e populistiche. Per tenere i piedi in più scarpe rivendicano una complementarietà tra i differenti livelli di “identità”: locale, nazionale ed europea. Su questa base, il centro di ogni ragionamento rimane la lotta all’immigrazione e all’invasione, l’opposizione allo ius soli, le espulsioni di tutti gli immigrati e in particolare degli islamici. Il tutto entro la grande cornice della lotta alla “sostituzione”, ossia ad una operazione di lenta sostituzione dei popoli autoctoni con identità meticce e miste per arrivare all’eliminazione delle identità tradizionali.
Si definiscono movimento apartitico e per questo agiscono di sponda con tutte le realtà politiche che possono dare linfa ai loro progetti, al loro radicamento e alla loro propaganda razzista. Non è un caso che in Italia adottino simbologie e metodi molto simili a CasaPound e che si siano spesso trovati a organizzare eventi “culturali” anche con la Lega Nord.
I termini usati dall’organizzazione francese sono anche più forti di quelli adottati dalla sezione italiana, che cerca di presentarsi come non violenta e pacifica: “la prima linea di resistenza”, “siamo la generazione sacrificata ma non la generazione perduta”, “Il nostro ideale è la riconquista”, “l’avanguardia della giovinezza che si solleva”, “dichiareremo guerra a chiunque permetta la sostituzione”.
In tutto questo condiscono la formazione dei propri militanti e attivisti con addestramenti da organizzazione paramilitare, formandoli alla lotta e alle arti marziali, alla gestione della piazza e ad azioni di resistenza e aggressione fisica.
Con l’operazione Defend Europe il tutto fa un notevole salto di qualità.


Defend Europe: il battesimo di fuoco di Generazione Identitaria

Questo lavoro preparatorio approda nella più mediatica campagna Defend Europe, un’operazione che mette in mostra i pericolosi legami di queste organizzazioni con le agenzie di mercenari e sicurezza privata e con i traffici di armi e esseri umani.
Defend Europe è la messa in pratica del programma razzista e anti-immigrati di Generazione Identitaria, l’intervento concreto, sebbene farsesco al momento, con i soliti scopi: contrapporsi alle ong che intervengono nel Canale di Sicilia per salvare i migranti alla deriva; bloccare i flussi migratori alla fonte; rispedire indietro i migranti intercettati consegnandoli alla Guardia Costiera libica; per formare e rafforzare la propria organizzazione militante sempre più in termini paramilitari, per porsi come avanguardia reazionaria di movimento.
Il tutto si concretizza con l’affitto della C-Star, la nave anti-migranti.
Ma da dove proviene? La C-Star arriva da Gibuti e batte bandiera mongola. La proprietà appartiene all’armatore di diritto Maritime Global Service Limited, con sede a Cardiff, specializzata in servizi di sicurezza privata. Il suo rappresentante e socio di maggioranza è Sven Tomad Egerstrom, collegato al Marshal Group, una holding che riunisce altre sei società attive nella sicurezza privata.
Prima di questo passaggio apparteneva alla Sovereign Global Solution, si chiamava Suunta e batteva bandiera di Gibuti. Questa società utilizzava le navi come l’attuale C-Star come “santabarbara gallegianti”, ossia grandi depositi di armi e supporti logistici per i contractors che venivano utilizzati nelle operazioni antipirateria in vari contesti. Anche qui, queste operazioni di intervento militare al fianco degli eserciti imperialisti venivano mascherate come operazioni per la “salvaguardia della sovranità degli Stati”, operazione con cui coprire una comunissima fornitura di servizi militari privati e di supporto al lavoro dei mercenari.


Da operazione mediatica a farsa: intoppi e resistenze al progetto razzista

Il primo intoppo, in cui si inceppò l’armata di camerati antimigranti, fu il blocco nel Canale di Suez a causa dell’assenza di documenti fondamentali per la navigazione e il passaggio in località sensibili, proprio come quella che collega il Mar Mediterraneo con il Mar Rosso.
Il secondo, immediatamente successivo, che rallentò ulteriormente il percorso della C-Star verso Catania fu, intorno al 27 luglio, il blocco della nave a Cipro. In quell’occasione il capitano della nave e il proprietario (Egerstrom) furono arrestati e accusati di “traffico di esseri umani”. Questo perché circa venti cittadini dello Sri Lanka, appartenenti all’etnia Tamil, furono fatti imbarcare sulla nave in cambio di una ingente somma, fatti figurare come personale di bordo e, appena giunti a Cipro, fatti sbarcare per richiedere asilo politico. In poche parole, i militanti contro le migrazioni clandestine, per “auto-finanziarsi”, hanno organizzato una piccola operazione di immigrazione clandestina e illegale, con tanto di falsificazione di documenti.
Superato questo altro scoglio si dirigono, a quel punto, verso il loro approdo. Le coste libiche, per poter contrastare le navi delle ong che si occupano del recupero di migranti in mare e per poter riconsegnare alla Guardia Costiera libica i migranti che vorrebbero riuscire ad intercettare.

La nave avrebbe dovuto attraccare e fare scalo a Catania, ma già qui si era sviluppata, nei giorni dell’odissea della C-Star, una mobilitazione cittadina che voleva opporsi all’attracco della nave nel porto cittadino. Mobilitazione che si è poi concretizzata con l’iniziativa della “Flottilla Cittadina”, in cui attivisti, militanti e solidali sportivi hanno lanciato le proprie imbarcazioni, canoe e anche mezzi improvvisati (tra cui svariati pedalò) in mare per simboleggiare una catena umana che impedisse l’approdo, con striscioni che recitavano “Closed for fascists”, “Open for migrants”, “Stop the attack on refugees”.
Allo stesso modo era stato lanciato un appello da alcuni pescatori tunisini a “tutti i marittimi, i guardacoste, i portuali, i capitani delle navi commerciali e a tutti i coinvolti e le parti interessate” a impedire alla C-Star di avvicinarsi alle acque territoriali della Tunisia, dell’Egitto, della Libia e dell’Algeria e di impedire qualsiasi comunicazione con l’equipaggio della nave razzista. Questo appello a nome del “Collettivo del Nord Africa contro l’arrivo della nave razzista C-Star e la propaganda di Defend Europe”.
Tale appello, proprio il 6 agosto, ha prodotto nella località di Zarzis, in Tunisia, una mobilitazione di pescatori, supportati da abitanti della località tunisina che si sono schierati sulla banchina in cui avrebbe dovuto attraccare la nave per fare rifornimento, che minacciava il blocco del porto e il respingimento forzato dei militanti fascisti.
Tanto è bastato a far fare dietro-front ai mercenari della C-Star, per cercare acque più calme in cui trovare ristoro.

L’unico contatto che la nave dei militanti fascisti abbia avuto con imbarcazioni delle ong è quella abbastanza parodistica con la nave Aquarius, di Medici senza frontiere e SOS Mediterranee. Un incontro ravvicinato con scambi di comunicazioni radio in cui i fascisti avrebbero sottolineato come ora ci siano loro a controllare l’operato delle ong, intimandole a firmare l’accordo con il governo sul codice di condotta e a non “arricchire” i trafficanti recuperando i migranti in mare. Comunicazione a cui il capitano della Aquarius ha risposto con un “grazie per l’informazione”. Fine dell'attacco degli identitari.
L'operazione a livello militante, in chiave di interposizione e blocco dei flussi migratori e di disturbo alle ong, “responsabili” dell'invasione, si determina al momento in un sostanziale flop.
L'elemento preoccupante rimane la riuscita dell'operazione mediatica e propagandistica. Operazione che ha richiesto non poche disponibilità economiche, una base militante disposta a offrirsi come volontaria in un progetto di sfida a istituzioni, forze politiche e accordi internazionali e la capacità di rafforzare e strutturare i legami di questo settore della destra reazionaria, razzista e antioperaia con settori militari, di intelligence privata al servizio degli interessi imperialistici di capitali, borghesie e governi occidentali.


Il contesto politico italiano fa eco, cavalca e legittima il mostro reazionario

A poco serve gridare allo scandalo se non si riesce a inquadrare il contesto politico italiano che vi fa da sfondo e che ne è dialetticamente collegato.
La generica campagna di costruzione della paura sul fenomeno migratorio permette l'istituzione del capro espiatorio per eccellenza, bipartisan, ma soprattutto spauracchio sempreverde per qualsiasi ceto e classe sociale di fronte alla crisi politica, economica e sociale.
La leva della competizione spietata e disumana e della concorrenza al ribasso trova, per l'ennesima volta, nei flussi migratori - quindi sulla differenza di etnia, nazionalità e religione – l'arma migliore per distrarre la classe che potrebbe ritrovare una propria direzione di difesa e contrattacco proprio nell'unità con il proletariato ed il sottoproletariato migrante. Unità efficace e raggiungibile solo nella prospettiva della lotta contro il padronato dei paesi imperialistici e delle classi padronali dei paesi devastati di Africa e Asia, i reali responsabili delle guerre imperialistiche, di quelle civili ed etniche, dello sfruttamento, della disoccupazione, della precarizzazione e della schiavizzazione nei luoghi di lavoro, dello smantellamento dei servizi sociali e delle condizioni di vita generale, della guerra tra poveri per accaparrarsi le poche briciole concesse meta dell'immigrazione.
Si costruisce quindi un brodo culturale egemonico, incentrato sul terrore del migrante, sulla paranoia dell'“invasione” (si parla di 181.000 migranti arrivati in Italia nel 2016. La Grecia, paese ben meno popoloso del nostro, ha subito flussi superiori in termini assoluti, e ancor pià in termini relativi: 182.500 nel 2016, oltre 300.000 nel 2015),sulla criminalizzazione dei fenomeni migratori a composizione sociale più povera e dei migranti economici, sulla ormai inscindibile sovrapposizione del migrante al criminale, spacciatore, stupratore, ladro, parassita, mantenuto e chi più ne ha, più ne metta.
In questo si mettono in concorrenza tra loro tutte le forze politiche dell'alveo “democratico” borghese e parlamentare. I recenti passaggi sono esemplificativi.
Un PD al governo che non solo vara i decreti Minniti-Orlando, che sono vere e proprie “leggi razziali” moderne, che creano esseri umani con minori garanzie di difesa legale, minori diritti sociali e civili (finanche con restrizioni agli orari di “libera uscita”), sistematicamente utilizzabili per svolgere lavoro gratuito in cambio di un pasto e 2,5€ al giorno, associando i migranti alla minaccia al decoro delle città, da difendere con la figura del sindaco-sceriffo.
Con un operazione quasi magistrale, il PD apre alla messa in discussione e alla assunzione a verità di insinuazioni accusatorie di certa destra, sostenuta da magistrati come Zuccaro, sulla collusione tra le ong impegnate nei salvataggi dei migranti in mare e scafisti e trafficanti di esseri umani. Sull'onda di questa polemica, tutta costruita per nascondere le reali cause dei fenomeni migratori e della disperazione di masse continentali di esseri umani (multinazionali, imperialismo, guerre di rapina, guerre civili funzionali a interessi imperialistici etc.), si mette in discussione anche una delle poche maschere umanitarie e caritatevoli che la borghesia cerca di darsi.
Viene creato così il codice di condotta per le ong, definito unilateralmente da Minniti e dal governo Gentiloni, con cui si cerca di rendere più complicato il lavoro di salvataggio (con le limitazioni ai trasbordi e maggiori restrizioni su alcune procedure) e di conferirgli un ruolo quasi di primo controllo (pretendendo la presenza di personale armato della Polizia Giudiziaria a bordo). Una sponda perfetta a chi vuole intervenire paramilitarmente contro i salvataggi in mare e contro le ong.
Il tutto condito dall'ipocrita slogan “aiutiamoli a casa loro!” di Renzi, che prende a prestito le parole di Salvini, nella solita manfrina propagandistica che tenta di mostrare come soluzione proprio la causa dei flussi migratori, proprio perché a sventolarla sono le forze politiche al servizio dell'imperialismo straccione italiano e, in generale, di quello delle potenze “alleate”.
Non da meno il Movimento 5 Stelle, che dopo la battuta d'arresto alle amministrative, non poteva che dare una bella dimostrazione del proprio connotato reazionario e antiproletario con il rafforzamento della propria verbosità contro migranti, profughi e “invasione”. Grillo e Raggi sono i primi a lanciare questa ennesima galoppata razzista; Di Maio compie anch'esso una bella operazione di copia e incolla dalla peggior destra fascistoide con il suo appello a “chiudere i porti italiani a tutte le ong che non sottoscrivono il codice di condotta” dopo la sparata dei “taxi del mare”, insinuazioni poi dimostrate false e infondate. Per Di Maio qualche voto in più val bene migliaia di morti in mare.
A poco servirebbe riportare invece le sparate, ormai trite e ritrite di personaggi come Salvini, che ormai sono diventati le macchiette di loro stessi, utilizzando i migranti, i rom e chiunque osi alzare la testa come paradigma di ogni male sulla terra. Al punto che, spiazzato dall'incredibile salto a destra di tutte le organizzazioni politiche concorrenti, si trova costretto a rivendicare di “fermare, confiscare e affondare le navi delle ong” per impedire l'arrivo degli “indesiderati”.

Tutto questo scenario non fa che rendere possibile, legittimo e addirittura generalmente accettabile e comprensibile l'azione politica criminale di formazioni aspiranti a divenire il braccio armato parallelo e extra-legale della borghesia e dell'imperialismo.
Tutto questo mette ancora più in mostra la necessità della costruzione di un alternativa di classe, anticapitalistica, internazionalista e rivoluzionaria. Una proposta politica, programmatica e concreta di mobilitazione di tutto il proletariato, europeo e immigrato, che permetta l'organizzazione autonoma dei lavoratori e dei disoccupati per colpire i reali responsabili della barbarie nel mondo: le borghesie, il capitale, i suoi governi. Prospettiva che può realizzarsi solo con una mobilitazione di classe, che veda coinvolti comitati antirazzisti e di migranti, sindacati e associazioni, organizzazioni politiche della sinistra anticapitalista per uno sciopero generale che punti alla piena integrazione attraverso le rivendicazioni unificanti: lavorare meno, lavorare tutti a parità di salario; contrasto a tutte le politiche imperialistiche e di rapina; cancellazione di tutte le leggi razziste, di criminalizzazione e schiavizzazione dei migranti e parità di diritti politici, sociali, civili e di cittadinanza; diretto controllo del proletariato sui luoghi di lavoro, sulla società e sull'economia. Solo con la prospettiva del governo dei lavoratori e delle lavoratrici, dell'Unione di questi Stati socialisti d'Europa e della rivoluzione comunista è possibile costruire una difesa che sia allo stesso tempo attacco alla barbarie del capitalismo e del razzismo.

Cristian Briozzo

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