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Carlo Giuliani: sedici anni dopo, lo Stato rimane impunito

21 Luglio 2017
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Sono passati sedici anni da quando un carabiniere, Mario Placanica, sparava "dritto in faccia" (per citare la canzone "Partigiano John" degli Africa Unite) a Carlo Giuliani, e poi la camionetta dei carabinieri dalla quale Placanica aveva sparato investiva il suo corpo morente per due volte. La morte tragica di un ragazzo di 23 anni, colpevole di manifestare contro la barbarie del capitalismo, e di difendersi dalle violenze dello Stato, ha segnato una generazione di militanti della sinistra, italiana ed internazionale.


UN PASSO INDIETRO

Quel giorno, il 20 Luglio del 2001, si riunivano i capi di stato dei primi otto paesi imperialisti del mondo, il G8. La riunione, che avveniva a Genova, doveva discutere i destini del capitalismo (ambiente, banche, regole finanziarie) e la spartizione del mondo da parte delle potenze presenti all'incontro.
In questo contesto il movimento No Global organizzò una manifestazione per contestare le politiche neoliberali e imperialiste, ossia la cosiddetta globalizzazione. La manifestazione, che vide una partecipazione moltitudinaria, con la presenza di sindacati, partiti della sinistra, l'area disobbediente e autonoma, e importanti delegazioni europee ed internazionali, fu subito colpita da una campagna di criminalizzazione da parte dello Stato - la questura di Genova fece girare un'informativa che annunciava "l’uso di "catapulte" e il lancio di frutta con all’interno lamette da barba o palloncini pieni di sangue infetto" - che servì per creare un clima di tensione, utile per giustificare la repressione brutale della manifestazione.
Come era facilmente prevedibile, la repressione non tardò ad arrivare; iniziò con la carica violenta di manifestanti pacifici con le mani alzate, proseguì con l'omicidio di Carlo, e terminò col massacro "messicano" della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto.


ANCORA IMPUNITI

Finite le giornate del G8 è iniziata la battaglia di tutto il movimento, e dei famigliari delle vittime, per la condanna dei responsabili diretti ed indiretti dei crimini di Genova.
Lo Stato ha difeso sistematicamente i propri carnefici con azioni di depistaggio e di boicottaggio delle prove e dei processi.
Mario Placanica è stato assolto; prima s'inventò l'assurda storia del colpo in aria, che rimbalzò su un sasso, poi di fronte all'evidente insostenibilità di questa versione venne assolto per "legittima difesa", come se un ragazzo con un estintore possa nuocere a una persona dentro una camionetta, a sei metri di distanza.
I 25 imputati per i crimini della scuola Diaz sono stati assolti "in quanto non direttamente responsabili delle violenze", nonostante la Cassazione abbia ammesso che «l'operato della polizia fu grave. Inaccettabile».
Lo stesso vale per gli imputati dei crimini della caserma Bolzaneto, dove sono stati condannati solo in 7 su 54, con condanne dai 5 mesi ai 5 anni.


COMBATTERE I RESPONSABILI POLITICI DI QUESTO CRIMINE

Questi sedici anni di impunità dimostrano che non si tratta di "schegge impazzite" dello Stato, ma di un sistema di repressione criminale, che tocca tutti i rami dello Stato nel suo insieme (Governo, magistratura, Polizia). Lo Stato doveva distruggere un movimento di contestazione delle politiche capitaliste per difendere i previlegi e il potere della borghesia. Per farlo ha utilizzato la forza bruta della polizia e dei carabinieri.
Ma non solo. A partire da cinque anni più tardi, gran parte del movimento No Global (Casarini, Caruso) e della sinistra politica (Bertinotti, Ferrero) furono cooptati dal governo Prodi, in cambio di poltrone parlamentari e presidenze della Camera. Come membri del centrosinistra, non solo votarono tutte le leggi e le politiche che avevano combattuto durante «la grande stagione dei movimenti» - dall'aumento delle spese militari alle missioni militari all'estero alla detassazione dei profitti delle imprese - ma hanno anche sacrificato la lotta per la condanna dei responsabili della morte di Carlo Giuliani - non si formò una commissione d'inchiesta sui fatti di Genova, il governo Prodi promosse De Gennaro e Manganelli (Capo, e Vice, della polizia durante il G8) ad alte cariche dello Stato. Come è ovvio, se accetti di governare con la borghesia e per la borghesia, devi anche accettare le sue regole (criminali) di governo, e le sue politiche di repressione dei movimenti di protesta e del movimento operaio, perché solo in questo modo una piccola minoranza previlegiata (borghesia) può governare sull'immensa maggioranza sfruttata della società (lavoratori).
Proprio per questo, solo un governo dei lavoratori - ossia il governo della maggioranza - che distrugga i previlegi della borghesia e che ricostruisca la società su basi socialiste, può aprire gli archivi della polizia, individuare i responsabili dei crimini, condannarli, e istituire una legge che punisca interamente ogni forma di tortura.

Partito Comunista dei Lavoratori

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