Internazionale

Il Marocco e le rivolte del Rif

5 Luglio 2017
Rif_marocco


Per comprendere più a fondo quali sono i motivi che negli ultimi mesi hanno reso il Marocco teatro di proteste da parte della popolazione berbera del Rif, dobbiamo fare obbligatoriamente un preambolo su questa regione in cui da sempre persistono sentimenti irredentisti, che talvolta sono stati e vengono tutt'oggi repressi dalla dinastia alawide, che regna sul Marocco. Il Rif è la regione più settentrionale del paese, un territorio a prevalenza montuosa con cime che superano i 2.000 metri; il paesaggio è di un verde rigoglioso classico dei panorami alpini, ma che muta drasticamente divenendo secco e brullo, via via che dalle montagne ci avviciniamo alle coste del Mediterraneo.
Le principali fonti di sostentamento nella zona costiera sono basate su pesca e turismo, mentre nella parte montana, oltre la pastorizia e la lavorazione della lana con cui vengono prodotti i Djabella, le tradizionali tuniche marocchine, ciò che porta i maggiori ricavi è la coltivazione della canapa e la relativa produzione di hashish, che avviene nelle fattorie nei dintorni di Chefchaouen e Issaguen, quest'ultima situata nel distretto di Ketama. Secondo un'inchiesta dell'ONU, il 70% della produzione mondiale di hashish viene prodotta nel Rif, mentre gli introiti ricavati dall'esportazione equivalgono al 23% del PIL del Marocco.
La produzione di hashish nel Rif è una tradizione millenaria che risale ai tempi della via della seta, quando i mercanti arabi introdussero la canapa in Africa. L'esportazione in grande scala invece iniziò nella seconda metà degli anni sessanta, quando con l'avvento della cultura hippie la richiesta di hashish verso l'Europa aumentò nettamente.
Questa usanza è stata conservata gelosamente dai berberi nei secoli, facendola diventare parte integrante di quell'identità culturale che quest'ultimi hanno sempre difeso a spada tratta, da ogni minaccia che potesse minare la loro autonomia da parte, sia dei colonizzatori spagnoli e francesi, sia dallo stesso Re del Marocco.

Nel 1912 infatti, dopo il che il sultano Abd al-Hafiz riconobbe il protettorato della Francia sul Marocco e il controllo spagnolo di alcune zone tra cui il Rif, in tutto il paese scoppiarono grandi rivolte anticoloniali che durarono per più di un decennio. Le tribù berbere del Rif, furono quelle che resistettero più a lungo agli attacchi dei colonizzatori, ma purtroppo a causa dei precari rapporti tra le varie tribù causati da faide interne, in alcuni casi i rifani incapparono in grosse sconfitte militari come nel caso della rivolta anti-francese del 1912, che venne repressa duramente.
Le divergenze secolari tra le varie tribù furono però superate grazie all'avvento di Abd el-Krim al-Kattabi, capo della temuta tribù degli Ait Ouriaghel, il quale riuscì a riunire i vari clan intorno a sentimenti anticoloniali, indipendentisti e instaurando una pratica di un islam più rigido. Abd el-Krim nel giro di poche settimane riuscì ad ottenere una serie di vittorie militari che causarono la morte di quasi diecimila soldati iberici, arrivando persino ad obbligare le truppe spagnole alla ritirata dopo che nella battaglia di Annual, 3.000 rifani sconfissero un esercito formato da 18.000 militari spagnoli. A seguito di questa serie di importanti vittorie militari, Abd el-Krim e gli altri capi clan impegnati nella resistenza fondarono il 1° Gennaio del 1922, la " Repubblica confederata delle tribù del Rif ".
Abd el-Krim che rivestiva il ruolo di presidente della neonata Repubblica, non voleva limitarsi alla sola liberazione del Rif, ma auspicava ad una "rivoluzione nazionale marocchina", che servisse ad innescare una serie di rivolte atte a liberare il mondo musulmano dal colonialismo; anche per questo motivo Abd el-Krim non incentrò mai il potere della Repubblica del Rif nelle sue mani, ma si dichiarò sempre fedele al nuovo sultano del Marocco, Mulay Yusuf ben al-Hasan.
Nonostante le molteplici dichiarazioni di fedeltà e sottomissione, il progetto di Abd el-Krim risultò troppo pericoloso agli occhi del sultano, che per paura di scatenare una reazione di Francia e Spagna decise di non sposare la sua causa, lasciando di conseguenza le tribù berbere sole nel fronteggiare gli eserciti colonialisti.


ABD EL-KRIM

Nel 1924 gli spagnoli asserragliati nelle uniche città ancora sotto il loro controllo come Ceuta, Melilla, Larache e Asila, richiesero l'appoggio aereo, sganciando sul Rif, per la prima volta nella storia in maniera così cosi consistente, bombe a base di "gas mostarda" che causarono la morte di migliaia di rifani; gli effetti collaterali del gas si sono protratti nel tempo fino ad oggi, trasformando il Rif, nella zona del Marocco con la più alta percentuale di cancro alla pelle.
Le rivolte si estesero anche in altre città del Marocco controllate dai francesi, i quali intervennero occupando Marrakech militarmente per scongiurare lo scoppio di una rivoluzione nazionale che a tratti sembrava imminente. Abd el-Krim forte delle vittorie sugli spagnoli il 13AAprile del 1925, con soli 8.000 uomini decise di lanciare un'offensiva nel territorio controllato dai francesi con l'obiettivo di prendere Fès, andandosi così a scontrare con truppe formate da 20.000 uomini e supportate da cinque battaglioni aerei, in quella che passerà alla storia come la "battaglia di Ouergha". Nonostante la superiorità numerica dei francesi, le conseguenze per quest'ultimi dopo tre mesi di battaglia furono disastrose: 2.000 soldati uccisi e 4.000 feriti, decine di postazioni militari perse, la distruzione della base aereonautica di Meduina Ain e il sequestro da parte dei rifani di decine di migliaia di armi tra pistole, mitragliatrici, bombe a mano, cartucce e proiettili di cannone.
Questa sconfitta spinse i francesi ad appoggiare militarmente gli spagnoli nella "guerra del Rif", andando come prima cosa, a colpire duramente i guerriglieri di Abd el-Krim che nel frattempo erano giunti a 30 km da Fès.
La controffensiva francese inflisse la prima sconfitta sonante ad Adb el-Krim, segnando inesorabilmente l'inizio della fine della "Repubblica del Rif".
Intanto in Spagna la situazione politica era cambiata, con Miguel Primo de Rivera che dopo aver preso il potere con un colpo di stato, decise di intervenire con decisione nel conflitto in corso nel Nord del Marocco, con lo scopo di riportare il Rif sotto il protettorato spagnolo. l'8 Settembre del 1925, circa 13.000 soldati della Marina spagnola ed alcune centinaia di militari francesi supportati da squadre aeree e navali, presero parte allo "sbarco di Alhucemas"; un'operazione militare fatta con mezzi anfibi che portò, prima alla presa di Al Hoseima, ed inseguito a quella delle alture del monte Jebel Amekran, dove si nascondeva Abd el-Krim con i suoi guerriglieri. Dopo mesi di duri combattimenti, ai quali partecipò anche la legione straniera spagnola guidata da Francisco Franco, il 27 Maggio del 1926 le truppe franco-ispaniche decretarono la fine della "Repubblica del Rif" ed i guerriglieri guidati da Abd el-Krim si arresero il 30 Maggio a Targuist.

Abd el-Krim venne fatto prigioniero ed esiliato nell'Isola di Rèunion dove rimase fino al 1947, quando il governo francese accettò di trasferirlo in Francia. Durante il trasferimento a bordo di una nave mercantile diretta dal Sud Africa a Marsiglia, Abd el-Krim approfittando di una sosta presso il canale di Suèz, riuscì a fuggire trovando asilo in Egitto, dove trascorse il resto della sua vita, fondando il "Comitato per la liberazione del Maghreb" che aveva come obiettivo la liberazione coloniale del Nord Africa, e denunciò davanti alla "società delle Nazioni" l'uso di armi chimiche da parte degli spagnoli nella "guerra del Rif" , i quali ancora oggi negano ogni responsabilità.
Una volta ottenuta l'indipendenza nel 1956, Mohammed V fu richiamato dall'esilio e riconosciuto come Re del Regno del Marocco. Contemporaneamente nel Rif le tribù berbere si ribellarono alla dinastia alawide, scatenando rivolte che vennero represse nel sangue dall'esercito marocchino, che causò la morte di circa 8.000 rifani. Da questo momento il sovrano Mohammed V, instaurò nel paese un regime atto a reprimere ogni tipo di dissenso, che verrà consolidato definitivamente dal successore Hassan II. In questo periodo storico, conosciuto come "anni di piombo marocchini", vennero giustiziati o fatti scomparire nel nulla migliaia di dissidenti politici o attivisti antigovernativi, molti dei quali socialisti o comunisti. Anche le manifestazioni sindacali furono represse duramente, ed in certi casi si registrarono dei veri e propri eccidi come a Casablanca nel 1981 e a Fès nel 1990. Questo regime di terrore, terminò nel 1999 con l'avvento dell'attuale sovrano, Re Muhammad VI, che con le sue politiche , ha attuato una serie di riforme mirate a democratizzare il paese, nonostante persistano tensioni in alcune zone del paese, come nel Saharawi.

Per quanto riguarda il Rif, dopo alcuni anni di "calma apparente", lo scorso Ottobre, dopo l'uccisione di un pescivendolo ad Al Hoseima da parte della polizia, sono scoppiate delle rivolte per protestare contro gli abusi di potere delle forze dell'ordine. Da queste manifestazioni di piazza si è formato un movimento che ha sviluppato richieste precise, come ad esempio: maggiori servizi, maggiore giustizia sociale, maggiori collegamenti stradali ed investimenti nella regione, la quale rimane una della più isolate e svantaggiate del Marocco, con un tasso altissimo di disoccupazione e precariato. Queste mobilitazioni che vanno avanti da alcuni mesi, si sono scontrate più volte con la polizia marocchina, che ha arrestato centinaia di manifestanti tra cui Nasser Zefzafi leader della protesta, dopo che quest'ultimo si era dato alla "macchia" sulle montagne, grazie alla complicità della popolazione del Rif.


NASSER ZEFZAFI

Nasser Zefzafi, discendente della tribù degli Ait Ouraghel e membro di una famiglia da sempre fervente sostenitrice dell'irredentismo rifano; il nonno di Nasser, fu ministro della "Repubblica del Rif", mentre il padre fu membro dell'Unione delle forze popolari, che era una scissione a sinistra del partito Istiqlal, il quale abbandonò una volta andato al governo. Nasser Zefzafi, oltre ad essere uno dei leader del "Movimento popolare del Rif", più noto come "Hirak", è stato un attivista del "Movimento 20 Febbraio", un'organizzazione di stampo sindacale sedicente marxista, che nel 2011 partecipò alle proteste contro il regime monarchico di Mohammed VI.
Lo scorso 26 Maggio ad Al Hoseima, durante la preghiera del venerdì, Zefzafi ed altri manifestanti hanno interrotto il sermone del predicatore, improvvisando un discorso contro le istituzioni e accusando l'Imam di essere al soldo del governo e di di usare la religione per fini propagandistici politici. Dopo una fuga di tre giorni tra le montagne del Rif, Zefzafi è stato arrestato e condotto insieme ad altri trenta manifestanti a Casablanca, dove dovranno difendersi dalle accuse di: interruzione dell'esercizio di culto, attentato alla sicurezza interna e all'unità dello stato e tradimento, rischiando fino a cinque anni di carcere.

Dopo l'arresto, ogni sera, migliaia di persone sono scese nelle strade di Al Hoseima per chiedere la liberazione di Nasser Zefzafi e degli altri manifestanti arrestati. Le mobilitazioni di massa hanno spinto il governo di Rabat, ad inviare un delegazione nella regione, per annunciare lo stanziamento di un miliardo di euro da investire nella zona del Rif, dove nel giro di cinque anni verranno portati a termine una serie di progetti socio-economici che riguardano: sanità, istruzione e lavoro.
Intanto nella regione del Rif le mobilitazioni per la scarcerazione dei militanti arrestati continuano, ed altre manifestazioni di solidarietà si stanno svolgendo in altre città del Marocco come nella capitale Rabat, dove migliaia di manifestanti molti dei quali legati al "Movimento islamico", si sono diretti verso il parlamento al grido di "libertà per i prigionieri politici" .
Dunque lo scenario politico in Marocco, per la prima volta dopo l'incoronazione di Mohammed VI, potrebbe tornare ad essere realmente esplosivo, con il rischio concreto che venga riproposto quel modello di regime repressivo instaurato nel paese dai suo precedessori.

Niccolò Lombardini

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