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I primi cento giorni di Donald Trump

Caos, pericolo e resistenza

22 Giugno 2017

A pochi mesi dall'insediamento, si moltiplicano le difficoltà e i passi falsi della nuova amministrazione Trump. Pubblichiamo una recente analisi d'insieme della vittoria elettorale di Trump, dei primi cento giorni di governo e della situazione politico-sociale di questa fase

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Come previsto, i primi cento giorni del governo Trump hanno rivelato la natura caotica, incompetente, corrotta, disonesta e pericolosa della sua amministrazione.
Caotica e incompetente, perché l'amministrazione ha ripetutamente annunciato - spesso su Twitter - alcune misure, ha poi scoperto che non avrebbe potuto attuarle a causa della resistenza contro di esse, o a causa della realtà che si trovava ad affrontare, e ha infine dovuto fare marcia indietro.
Corrotta, perché Trump e i milionari e multimilionari che egli ha portato al governo hanno rifiutato di delegare i loro interessi, o persino di rivelare pienamente i loro averi, e hanno così causato eclatanti conflitti d'interessi.
Disonesta, perché ha tentato di nascondere i suoi errori e fallimenti.
E pericolosa, perché ha rovesciato quelle iniziative dell'amministrazione Obama volte a difendere diritti sociali e ambiente, e minaccia di spingersi anche oltre attraverso l'azione legislativa.


RESISTENZA

Le azioni e la retorica dell'amministrazione Trump hanno provocato resistenza. I casi più spettacolari di questa resistenza sono state le manifestazioni di massa: la Marcia delle donne il 21 gennaio a Washington e in altre città; le manifestazioni in tutto il paese per difendere Planned Parenthood (1); le manifestazioni negli aeroporti per protestare contro il divieto di ingresso agli immigrati provenienti da Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen, e, da allora, altre ripetute manifestazioni a sostegno dei diritti degli immigrati; la marcia per la scienza il 22 aprile (Giornata mondiale della Terra); la marcia per il clima, il lavoro e la giustizia, il 29 aprile; e le manifestazioni di massa del Primo maggio, le prime negli USA dai tempi delle manifestazioni per i diritti degli immigrati del 2006-2007.

La resistenza si è prodotta a vari livelli. Le amministrazioni di New York, Chicago, San Francisco, Los Angeles e molte altre città del paese hanno riaffermato la loro politica per cui la polizia e gli uffici comunali non faranno rispettare la legge sull'immigrazione e non indagheranno sullo status e la condizione degli immigrati, nonostante il governo abbia minacciato di negare i fondi federali. La California, lo Stato di New York, il Massachussetts e altri Stati hanno dichiarato che applicheranno le normative sull'ambiente e proteggeranno i diritti di donne, LGBTQ e neri, anche se il governo federale rifiuti di farlo.

I tribunali federali hanno bloccato l'Immigration Ban (il divieto di ingresso esteso alle popolazioni di interi paesi musulmani, ndt) e altri ordini esecutivi di Trump. I dipendenti federali hanno protestato contro le sue misure, contrastandole quando potevano, e facendo trapelare di proposito informazioni dannose. I media commerciali, mansueti durante la campagna elettorale del 2016, hanno iniziato ad esporre le bugie del governo e a dire che il re è nudo. I democratici al Congresso hanno respinto gli sforzi del governo di abrogare l'Affordable Care Act ("Obamacare"), l'Ufficio di bilancio del Congresso ha rivelato che 24 milioni di persone potrebbero perdere la loro assicurazione sanitaria, e i Repubblicani hanno dovuto desistere dal loro primo tentativo di abolizione, temendo la rabbia degli elettori.


LA REALTÀ

Durante la sua campagna elettorale, Trump ha denunciato la Cina e il Messico dicendo che avrebbe cancellato il North American Free Trade Agreement (NAFTA, Accordo nordamericano per il libero scambio) e altri accordi commerciali, e che avrebbe imposto tariffe alte per riportare posti di lavoro negli Stati Uniti. Una volta eletto, ha dovuto fare marcia indietro. Il NAFTA rimarrà, e il Trans-Pacific Partnership (TPP, Partenariato Trans-Pacifico) sarà sostituito da accordi commerciali bilaterali, come fu per il Free Trade Area of the Americas (Zona di libero scambio delle Americhe) sotto il governo di George W. Bush. Trump aveva detto di voler abbattere drasticamente le tasse, ricostruire strade e infrastrutture, e aumentare la spesa militare - senza tagliare la Social Security (sistema previdenziale pubblico statunitense, ndt) o Medicare (programma governativo di assicurazione sanitaria, ndt), e senza aumentare il deficit federale. Ora si sta rendendo conto che ciò non può essere fatto. La politica economica di Trump assomiglia sempre di più alla politica tradizionale dei Repubblicani, fatta di più tagli fiscali per i ricchi, più deregolamentazione e più privatizzazioni.

Il governo Trump si è scontrato anche con la realtà internazionale. Prima di entrare in carica, Trump dichiarò su Twitter che gli Stati Uniti non avrebbero dovuto aderire alla politica di "Una sola Cina", cioè riconoscere come Cina soltanto la Repubblica Popolare Cinese, e non Taiwan. Il governo ha poi dovuto fare marcia indietro con un conciliante messaggio in occasione del nuovo anno cinese in cui riaffermava la politica di "Una sola Cina". Trump scrisse su Twitter che avrebbe costruito un muro fra gli USA e il Messico, e avrebbe costretto il Messico a pagarlo. Il governo messicano ha rifiutato. Trump si è vantato del fatto che avrebbe migliorato le relazioni con la Russia, ma dopo il suo bombardamento della Siria, le relazioni USA-Russia sono "ai minimi storici", per usare le sue parole. Durante la sua campagna elettorale, Trump aveva detto che la NATO era obsoleta. Ora dice che è "una grande alleanza".

Trump ha vissuto quasi tutta la sua vita senza mai sentire la parola "no". Nei suoi giorni di gloria, quando conduceva lo show televisivo "The Apprentice", la sua battuta finale era: "Sei licenziato!" Governare si è rivelato essere molto più difficile. Solamente il 40 percento circa di intervistati approva ciò che sta facendo da Presidente. Nello stesso periodo del suo mandato, il livello di approvazione per Barack Obama era del 60 percento. In questi giorni Trump si sta rivelando un narcisista molto frustato.


LE ELEZIONI DEL NOVEMBRE 2016

È facile lasciarsi trascinare dalle oltraggiose dichiarazioni e azioni del governo Trump, e perdere di vista come egli sia arrivato dov'è ora. Quasi tutti gli osservatori, di sinistra, di destra e di centro, si aspettavano che Hillary Clinton avrebbe vinto le elezioni dell'8 novembre 2016. La sua campagna era stata intensa, aveva speso ingentemente per mettere insieme e conquistare la gran parte di quei settori della coalizione obamiana - afroamericani, latini, giovani e lavoratori bianchi. Tutti i maggiori leader del Partito Democratico, inclusi Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Bill Clinton, Joe Biden e Barack e Michelle Obama, l'avevano appoggiata. Donald Tump era un candidato inverosimilmente pessimo. Come avrebbe potuto perdere?

Gli osservatori avevano in parte ragione. Clinton ha vinto nel voto popolare di quasi tre milioni di voti, più del due percento, otre quattro volte il margine con cui Al Gore batté Bush nel voto popolare nel 2000, e più di dieci volte il margine con cui John Kennedy batté Richard Nixon nel 1960. I democratici hanno guadagnato due seggi al Senato e una mezza dozzina alla Camera. Ma il margine della Clinton non era abbastanza per poter vincere nel Collegio elettorale a base statale. Lì i voti sono stati 304 contro 227. I repubblicani hanno mantenuto il controllo della Camera, del Senato e della maggior parte dei governi degli Stati.

Il normale funzionamento del sistema bipartitico statunitense prevede l'alternanza di governo da un partito all'altro ogni otto anni. Un partito, diciamo i democratici, governano per due mandati presidenziali. Durante quel periodo deluderanno la loro base a tal punto che questa rimarrà a casa nelle successive elezioni. Poi il repubblicani vinceranno, e governeranno per otto anni, finché deluderanno i loro elettori a tal punto che essi rimarranno a casa. Nel frattempo, quasi la metà dell'elettorato non vede alcuna ragione per votare, e sta fuori dall'intero processo. Questo schema può essere modificato da eventi economici e politici: una forte recessione può impedire una altrimenti prevedibile rielezione; una guerra può prolungare un'amministrazione.

In un normale corso degli eventi, i Repubblicani avrebbero dovuto vincere le elezioni del 2016. Obama è stato eletto nel 2008 sulla base del suo slogan "Change you can believe in". Non c'è stato nessun cambiamento. L'economia USA si è ripresa dalla Grande crisi, ma troppo lentamente per poter migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. Quasi tutti i benefici della ripresa sono andati all'1 percento di chi già possiede (molto). La violenza poliziesca, l'incarcerazione di massa e le violenze sessuali continuano. Obama ha deportato più immigrati clandestini di quanti ne abbia deportati Bush. Gli USA rimangono impantanati nelle missioni in Afghanistan, Iraq e ora in Siria. I repubblicani hanno conquistato la maggioranza alla Camera nel 2010 e al Senato nel 2014: avrebbero quindi vinto le presidenziali nel 2016.

Ma i democratici avevano comunque ragione di sperare. Il cambiamento demografico e politico li favorisce. La popolazione USA è cresciuta grazie all'immigrazione. Gli afroamericani, i latinoamericani, gli asiatici e le altre minoranze etniche costituiscono il 37 percento della popolazione; nel 2042 dovrebbero diventare la maggioranza della popolazione. I "millennials" attualmente superano di numero i baby boomers. Ci sono cinquanta milioni di elettori in più rispetto alla prima vittoria di Obama, nel 2008.

Anche le condizioni politiche sembravano favorevoli. Il mercato del lavoro si è rafforzato, e i salari stanno iniziando a salire. Le lotte dei neri, dei latinos, delle donne e delle persone LGBTQ stanno avanzando. Gli USA hanno molte meno truppe in combattimento di quante ne avessero ai tempi di Bush. Gli indici di gradimento di Obama erano risaliti al 58 percento, e i repubblicani avevano scelto un candidato spettacolarmente pessimo.

Clinton e i suoi supporter sono riusciti in parte a rimettere insieme la coalizione obamiana. Milioni di neri, latinoamericani e giovani hanno votato per la Clinton, ma lei non è stata capace di attirare la base del Partito Democratico come Obama fece nel 2008 e nel 2012. Cento milioni di aventi diritto al voto sono rimasti a casa.

Come sempre, la maggioranza della classe media bianca ha votato repubblicano. Ciò che ha affondato la candidatura della Clinton è stato che una larga maggioranza di lavoratori bianchi ha votato per Trump - con un margine di due a uno, secondo alcuni exit polls. I sondaggi, di certo, sono inattendibili nel dettaglio, ma mostrano la tendenza generale: Clinton ha perso pesantemente fra i lavoratori bianchi.


PERCHÉ TRUMP HA VINTO?

Hilary Clinton ha fallito nello stimolare la base del Partito Democratico principalmente a causa del fatto che lei è parte dell'establishment del partito, e il Partito Democratico ha fallito nel mantenere le proprie promesse. Né l'amministrazione Clinton, dal 1993 al 2001, né l'amministrazione Obama hanno ridotto il divario di reddito e ricchezza fra l'1 percento e il resto della popolazione. Né hanno contrastato il degrado delle scuole e della sanità pubblica; o messo fine al sistema del razzismo poliziesco e alle incarcerazioni di massa; o garantito uno status legale ai clandestini; o fermato l'erosione dei diritti in materia di procreazione. L'amministrazione Clinton era particolarmente cinica. «Sento il vostro dolore», disse Clinton, mentre "triangolava" con i reazionari.

Nel corso delle primarie del Partito Democratico, Bernie Sanders ha ispirato la i giovani bianchi e i lavoratori con il suo messaggio da New Deal. I neri e i latinoamericani restavano per lo più a distanza, perché sembrava avere poco feeling per le questioni razziali e di nazionalità, e perché non sembrava potesse vincere, ma allo stesso tempo non sono stati attirati dalla Clinton. Quest'ultima è stata danneggiata non solo dal passato dell'amministrazione di suo marito, al cui interno ebbe un ruolo rilevante, ma anche dal modo in cui lei e Bill si sono ingraziati Wall Street per accumulare la loro fortuna.

Molti lavoratori bianchi si sono identificati con il personaggio Trump, un uomo d'affari di successo e senza peli sulla lingua, e con la sua promessa di "fare di nuovo grande l'America". In parte si trattava di sentimenti razzisti e xenofobi. Ma stavano subendo e ci stavano rimettendo: dare la colpa ai neri, ai latinoamericani e agli "stranieri" era più facile e meno pericoloso che dare la colpa al loro vero nemico, i capitalisti. Molti fra i lavoratori maschi bianchi sono anche misogini: sono stati insoddisfatti di un presidente nero e non avrebbero potuto accettare un presidente donna.

Il voto della classe operaia bianca per Trump è stato anche, in parte, rabbia di classe mal indirizzata. Hanno visto Hillary Clinton come parte di quell'establishment che giustamente incolpavano per il peggioramento delle loro vite fin dagli anni Ottanta. La Clinton è, ovviamente, parte dell'establishment: è un membro dell'1 percento, così come lo sono i rappresentanti politici dell'1 percento. Ma anche Trump è parte dell'establishment, erede di un impero immobiliare, non ha mai lavorato un giorno della sua vita, ma è riuscito sguaiatamente a presentare se stesso come "anti-establishment".

Gli sporchi trucchetti dei repubblicani hanno contribuito alla sconfitta della Clinton, dalla voter suppression (l'insieme di procedure, legali e non, finalizzate ad impedire, scoraggiare od ostacolare il voto degli elettori, ndt) alla riapertura "last minute" delle indagini sulle e-mail della Clinton da parte dell'FBI. Così come hanno contribuito il Collegio elettorale degli USA, e forse le interferenze russe. Ma è stata la campagna elettorale della Clinton la causa principale della sua sconfitta.

Dopo le primarie democratiche Hillary Clinton ha sterzato al centro. Ha tentato di conquistare i voti bianchi di provincia. Ha puntato sull'inidoneità di Trump alla presidenza, e si è dipinta come una solida amministratrice e una guardiana affidabile delle armi nucleari. Era la "non-Donald", e ha lasciato che Trump assumesse il ruolo del "non-Hillary". Ha sperato che le donne bianche avrebbero rifiutato Trump per la sua denigrazione delle donne e per la sua imprevedibilità. Non ha funzionato. Hanno votato per Trump meno donne bianche che uomini (bianchi), ma pur sempre una maggioranza. Hanno ritenuto il "non-Hillary" meglio del "non-Trump".


E ADESSO?

La presidenza Trump sarà dannosa, anche se non dovesse arrivare a realizzare le sue minacce più drastiche. I settori che egli ha preso di mira durante la sua campagna corrono i maggiori rischi: latinos, musulmani, neri, donne. Ha iniziato a invertire quegli ordini esecutivi e normative dell'amministrazione Obama volti a proteggere i diritti civili. Militarizzerà ulteriormente la polizia e costruirà più prigioni. Ha designato un giudice della Corte Suprema, Neil Gorsuch, che sarà a favore dello stravolgimento delle protezioni del diritto all'aborto. Trump si sta muovendo per prevenire l'esecuzione, da parte delle agenzie governative, delle regole che proteggono i lavoratori, la gente di colore, le donne e le persone LGBTQ. Ha revocato gli ordini esecutivi che restringevano le perforazioni per l'estrazione di gas e petrolio, il fracking, i gasdotti, e le emissioni delle centrali elettriche e degli autoveicoli.

Ma Trump non gode di un potere illimitato. Non ha ottenuto la maggioranza dei voti assoluti, per cui non ha il mandato del voto popolare. Affronta una minoranza ostile del Partito Democratico alla Camera e al Senato. La nomina di Gorsuch ripristina semplicemente la situazione precedente alla morte di Antonin Scalia, con una Corte divisa e dai voti in bilico, che spesso andranno contro la sua volontà. La burocrazia governativa sarà in larga parte contraria alle sue innovazioni.

Data la consueta alternanza, i democratici dovrebbero riconquistare il controllo del Senato nel 2018, e della Camera nel 2020 o nel 2022. Otto anni sono passati dalla recessione del 2008. Il normale ciclo economico di 8-10 anni dovrebbe significare un'altra recessione entro il mandato di Trump. In ogni caso, non potrà tener fede alle sue promesse fatte ai lavoratori bianchi. Potrebbe non essere rieletto.

Oltre a questi vincoli istituzionali, Trump affronta molti vincoli di natura oggettiva. Per esempio, dice di voler deportare gli immigrati privi di documenti. Ma gli hotel e i casinò di sua proprietà sono pieni di immigrati senza documenti, e lui lo sa. Egli è abbastanza businessman da rendersi conto che non riuscirebbe a deportare undici milioni di lavoratori: lui e i suoi amici perderebbero troppi soldi. Si è già tirato indietro dicendo che in realtà vuole deportare 2-3 milioni di "criminali". Obama ne ha deportati tre milioni in otto anni di presidenza. Retorica a parte, la politica di Trump sarà molto diversa?

La lotta di classe - la lotta dei lavoratori e degli oppressi - determinerà l'esito. Per dirla con le famose parole di Frederick Douglass, «il potere non concede nulla senza che ci sia una rivendicazione. Mai lo ha fatto e mai lo farà. Scoprite a che cosa le persone si sottomettono silenziosamente e avrete scoperto l'esatta misura dell'ingiustizia e del torto che ad esse sarà imposto, ed ingiustizia e torto continueranno finché non troveranno resistenza, con le parole o con la violenza, o con entrambe. I limiti dei tiranni sono determinati dalla resistenza di coloro i quali essi opprimono».


CHE FARE?

I marxisti rivoluzionari e gli altri militanti di sinistra stanno combattendo su un terreno diverso da quello che molti di noi avevano previsto. Si pensava che Clinton avrebbe vinto, e che avremmo dovuto combattere per estendere i risultati delle recenti lotte, non per difenderli. Lo sfruttamento e l'oppressione sarebbero continuati, ovviamente, così come sarebbe continuato il bisogno di resistenza. Ma il cambiamento principale tra l'amministrazione Obama e quella Clinton sarebbe stato il fatto che quest'ultima è un "falco". Il movimento contro la guerra si sarebbe dovuto preparare, ma per il resto avremmo continuato a combattere nella stessa direzione in cui combattevamo sotto Obama. Con Trump, dobbiamo difendere anche le conquiste passate.

La rilevanza e il radicamento del sindacato, negli USA, è in calo da anni, avendo l'automatizzazione, la riorganizzazione e la delocalizzazione ridotto i lavori sindacalizzati (2) nel settore privato; e i tagli, le privatizzazioni e le restrizioni sui sindacati hanno ridotto il numero di lavori sindacalizzati nel pubblico. I sindacati devono essere ricostruiti, e in circostanze sfavorevoli. Non può essere la burocrazia sindacale, generalmente, a farlo, dal momento che le loro soluzioni sono placare i padroni e votare i democratici. Nonostante le difficoltà, nei posti di lavoro la sindacalizzazione continua, laddove i lavoratori stessi decidono di organizzarsi. Gli scioperi e le minacce di sciopero, ove si siano verificati, hanno portato a conquiste, o almeno a rallentare la concertazione e l'appoggio ai padroni.

Il movimento Black Lives Matter ha subìto un declino rispetto al suo culmine nel 2014-2015, ma ha raggiunto una maggiore comprensione del sistema con cui è alle prese, e un programma di maggiore chiarezza. Dire che le vite dei neri contano ("black lives matter") significa non solo protestare contro la violenza della polizia, ma rovesciare l'intero sistema dell'oppressione razziale: sul lavoro, sui problemi delle abitazioni, del cibo, dell'acqua, della salute, dell'istruzione, e sullo "school to prison pipeline" (3), che condanna i giovani neri ad essere criminalizzati per tutta la loro vita.

Gli immigrati privi di documenti sono stati sotto attacco durante tutta la presidenza di Obama, chiamato dai movimenti per i diritti degli immigrati "il deportatore in capo" (4). Ma la necessità da parte dell'economia capitalistica di immigrati senza documenti, e il sostegno politico che gli immigrati hanno conquistato con dimostrazioni di massa e disobbedienza civile, hanno aperto uno spazio per fermare le deportazioni e per ottenere un ampio consenso per trovare forme di legalizzazione per gli immigrati.

Le proteste contro il Dakota Access Pipeline e l'accampamento di tribù indiane e militanti politici nella Standing Rock Reservation sono diventati lo scorso autunno il centro nevralgico dell'attività dei movimenti ambientalisti. La resistenza al gasdotto è stata un'affermazione dei diritti dei nativi americani, e al tempo stesso un'affermazione della "razionalità climatica". L'accampamento è finito, ma non la militanza su quel fronte. Ci sono state molte altre lotte contro le trivellazioni, le fratturazioni idrauliche, gli oleodotti, il mountain-top removal (pratica di estrazione mineraria che consiste nello sventrare le cime delle montagne, ndt), l'inquinamento di acqua, suolo e aria, gli inceneritori, e altri abusi ambientali; lotte che continueranno.

Le lotte principali delle donne, negli ultimi periodi, sono state quelle che hanno riguardato le violenze sessuali, dentro e fuori le università. Con un uomo alla Casa Bianca che si vanta di palpeggiare le donne, le violenze sono destinate ad aumentare. Trump cercherà di realizzare il suo impegno di sovvertire la legislazione sull'aborto (Roe vs Wade) lasciando ai singoli Stati decidere se consentire alle donne la libertà di scelta. Per evitarlo saranno necessarie dimostrazioni di massa, e la difesa delle cliniche sotto attacco degli antiabortisti. Le manifestazioni dello scorso gennaio sono state una dimostrazione della volontà di resistere.

Un'importante vittoria democratica è stata ottenuta da gay e lesbiche con la legalizzazione del matrimonio fra persone dello stesso sesso. Dopo la decisione della Corte Suprema sul tema, nel giugno del 2015, la lotta principale del movimento LGBTQ è stata quella delle persone transessuali di vivere la loro identità. Trump ha indirizzato il Dipartimento di Giustizia nel fermare l'applicazione e l'esercizio del rispetto dei diritti dei/delle trans, lasciando la materia ai singoli Stati. Questo cambiamento giuridico, e l'intolleranza che incoraggerà, metterà le persone transessuali a rischio e minaccerà le conquiste di tutta la comunità LGBTQ. Ma la loro resistenza continua.

Il movimento contro la guerra è declinato, durante l'amministrazione Obama. Obama aveva promesso di ritirare l'esercito USA dall'Iraq e dall'Afghanistan, e di chiudere la prigione di Guantanamo. L'esercito USA è ancora pesantemente coinvolto in Iraq e Afghanistan, e Guantanamo è ancora aperta. Le operazioni militari degli USA si sono estese a Libia, Siria, Somalia e Yemen. Gli alleati degli USA Israele, Arabia Saudita e Turchia continuano a causare morte e distruzione armati dagli USA. L'"America first" di Trump potrebbe limitare gli interventi militari "umanitari", ma il militarismo, la guerra e gli interventi continueranno. La ripresa del movimento contro la guerra potrebbe essere più agevole rispetto al periodo di Obama.

Le elezioni del 2016 hanno visto una certa presenza di realtà politiche indipendenti, innanzitutto da parte dei Verdi. Jill Stein e Amaju Baraka hanno ricevuto più di un milione di voti come Presidente e Vicepresdente, e la più grande copertura dei media dai tempi delle corse presidenziali di Ralph Nader nel 2000 e nel 2004. I Verdi si sono definiti anticapitalisti. Si sono candidati a cariche locali, in alcuni casi con successo, così come hanno fatto anche altre candidature radicali indipendenti. Questi episodi dimostrano la possibilità di svolgere una certa attività politica fuori dal Partito Democratico.


SOCIALISMO E RIVOLUZIONE

L'elezione di Trump conferma che nessun miglioramento è da ritenersi certo sotto il capitalismo. Di certo ci sono, al contrario, i continui attacchi, ed è necessaria una continua resistenza. I rivoluzionari devono partecipare alle lotte di resistenza, collocandole nel loro contesto internazionale e storico. Le presidenze di Kennedy e Johnson spianarono la strada a quella di Nixon. La presidenza di Carter preparò quella di Reagan, così come quella di Clinton preparò quella di Bush. La presidenza di Obama ha reso possibile quella di Trump. Erano tutti governi capitalisti e imperialisti. Erano tutti governi pericolosi per gli interessi dei lavoratori e degli oppressi. Dobbiamo combattere non solo i sintomi, ma anche le cause.
Le campagne elettorali di Sanders e Clinton e la vittoria di Trump, la Grande Crisi e Occupy, rendono più facile oggi parlare di socialismo e di rivoluzione ai giovani e ai lavoratori. Essi si rendono conto che il sistema politico ed economico è truccato in favore dell'"1 percento". Sanno che in qualche modo c'è bisogno di una qualche rivoluzione. Può essere finalmente questo l'inizio di una discussione sul socialismo, su un partito dei lavoratori e sulla rivoluzione.






Note:

(1) Programma medico che tutela e promuove la libertà di scelta delle donne in materia di contraccezione e aborto.

(2) Gli "union job" sono quei lavori tutelati dalla contrattazione collettiva e dai diritti derivanti dai contratti sindacali nei singoli posti di lavoro. Negli Stati Uniti l'adesione al sindacato è solo collettiva (coinvolge tutti i lavoratori di un determinato posto di lavoro, che scelgono collettivamente), e non individuale.

(3) La formula "School to prison pipeline" (letteralmente: "conduttura che porta dalla scuola alla prigione") si riferisce a tutte quelle politiche e procedure di punizione e di repressione all'interno delle scuole e del sistema educativo che portano i giovani e giovanissimi all'interno di un percorso di "criminalizzazione" che inizia fin dalla scuola e finisce nel sistema giudiziario penale.

(4) "Deporter in chief", invece di "Commander in chief", cioè Comandante in capo [delle forze armate], titolo spettante al Presidente degli Stati Uniti.

Peter Solenberger

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