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I pompieri di Malaga (Spagna) dimostrano il vero coraggio nella lotta

1 Maggio 2017
PompieriMalaga

Una lotta storica ed esemplare, quella che stanno portando avanti i pompieri del Real Cuerpo de Bomberos de Malaga (Spagna). I nostri colleghi di Malaga (i pompieri in Spagna sono organizzati in corpi provinciali) infatti proseguono in uno stato di mobilitazione avanzata da più di quattro mesi.

Tutto inizia a fine dicembre 2016 quando un pompiere, a seguito di un trasferimento ingiustificato, decide di rinchiudersi in un reparto della caserma. Lo stesso, tramite Whatsapp, comunica ai suoi colleghi questa decisione spiegandone i motivi. Dopo poco più di un'ora, nel reparto, si contavano 50 lavoratori, che ora decidevano in assemblea l'occupazione ad oltranza della caserma e come portare avanti una lotta comune.
Come spesso accade nello sviluppo delle lotte, è stato un “banale” attrito a rappresentare la scintilla dell'incendio. Il malessere rapidamente si è allargato, ed i pompieri di Malaga denunciano le pessime condizioni generali di lavoro, provocando così il flashover.
Il RCBM conosce una situazione di degrado da lungo tempo, ma è ora arrivato ad un punto insostenibile, ad una situazione esplosiva.
I lavoratori denunciano la mancanza di squadre specializzate e attrezzature adeguate per far fronte a varie emergenze, denunciano il recente smantellamento del gruppo di salvataggio e dell'unità sanitaria, denunciano lo stato rovinoso delle loro caserme. A questo si aggiunge una mal gestione delle risorse da parte dell'amministrazione: acquisti di attrezzature scadenti e utilizzo dei fondi del corpo per altri fini (tra i tanti l'acquisto di una vettura nuova per il sindaco).

L'età media dei pompieri di Malaga supera i 50 anni e, non prevedendo nuove assunzioni, l'organico è integrato da lavoratori esterni che non hanno la preparazione necessaria per svolgere questo lavoro. Inoltre è il corpo di pompieri che detiene la più lunga giornata lavorativa dello stato spagnolo (tra le 45 e 47 ore settimanali) e, contrariamente a quanto riconosciuto ai colleghi degli altri territori spagnoli, a loro si nega una categoria lavorativa adeguata.

Le rivendicazioni dei pompieri in lotta si concentrano quindi nel riconoscimento della loro categoria professionale, nella diminuzione della giornata lavorativa, nell'aggiornamento del regolamento interno antidemocratico (fermo ancora al 1959), in nuove assunzioni, nel miglioramento delle caserme, nel rinnovamento delle attrezzature. In più esigono la destituzione del capo del Corpo, riconosciuto come il maggior responsabile di questo stato di degrado.

Queste le condizioni per terminare con l'occupazione e con lo sciopero. Infatti dal 14 marzo, dopo la prolungata occupazione delle caserme (issando bandiere pirata), dopo cortei molto partecipati, i lavoratori hanno deciso di entrare in sciopero. Il primo sciopero della storia del Corpo. Uno sciopero dove, per la particolarità del lavoro, i pompieri continuano a lavorare. L'ambizione però è quella di propagandare il significato ed il valore dello sciopero (non tanto gli effetti dello sciopero in sé), integrandolo con una campagna di sensibilizzazione e di lotta sociale, perché è una lotta che riguarda tutti. E' sorto così un comitato di sciopero che supera il modello rappresentativo e concertativo dei sindacati, qui i lavoratori tutti sono protagonisti per davvero. L'amministrazione prova a disconoscerlo, preferendo il dialogo con i soliti sindacati complici (UGT, CSIF e UPLB), ma non sembra funzionare. Altro elemento avanzato di cui si sono dotati i pompieri in lotta è stata la creazione di una cassa di resistenza, dove ognuno versa mensilmente 50 euro, per affrontare qualsiasi imprevisto che possa capitare a qualsiasi collega, come in caso di sospensione dal lavoro o taglio al salario, sanzioni o spese in avvocati.

Oltre allo sciopero lavorativo, l'assemblea dei lavoratori auto-organizzati ha espresso la volontà di iniziare uno sciopero della fame se le trattative restano interrotte. “Sarà responsabilità dell'amministrazione se entreremo in malattia”, affermano i pompieri in lotta.
L'amministrazione, con a capo il sindaco Francisco de la Torre del Partido Popular, tenta di arrestare ogni rivendicazione e mobilitazione. Prima con la scusa che è stato appena firmato un nuovo contratto di lavoro (con sindacati complici e non rappresentativi) per cui si dovrebbe aspettare un altro anno per discutere delle rivendicazioni, e poi con l'uso di minacce: l'amministrazione ha aperto procedimenti disciplinari e penali indirizzati a vari pompieri con il fine di intimidirli, accusando anche i sindacati combattivi (il Sindicato Andaluz de Bomberos e Comisiones Obreras) di vandalismo, discreditandoli. Vero è che la rabbia dei pompieri ha assunto forme acute. Sono apparsi graffiti inneggianti alla lotta nelle caserme e nei mezzi di soccorso, e cartelli nelle residenze private dei capi del Corpo. Anche dall'altra parte della barricata un comportamento ostile ed irresponsabile da parte dell'amministrazione, che pare non sentirci.

I lavoratori non si fanno intimidire dalla repressione, ed in aggiunta alle rivendicazioni già menzionate, come condizione per la smobilitazione della lotta, chiedono il ritiro di tutti i provvedimenti disciplinari. Né si fanno abbindolare dal presunto rispetto di termini legali-giuridici per cambiare le loro condizioni lavorative. Sanno che è la lotta che comanda su tutto. Pablo Boj, del Sindicato Andaluz de Bomberos, afferma che “l'esperienza ci ha dimostrato che i tavoli di concertazione con questa amministrazione sono uno strumento utile solo per diluire e addormentare i conflitti.”

I pompieri di Malaga, nella loro lotta, stanno conoscendo un appoggio completo da parte della popolazione e dagli altri pompieri spagnoli, che vivono condizioni simili. Hanno ricevuto più di 50 video di solidarietà da parte dei loro colleghi degli altri corpi spagnoli, oltre anche a quelli dei pompieri di Londra, Bruxelles ed alcuni francesi. E ancora l'appoggio di molti collettivi di lavoratori in lotta.
Una grande manifestazione tra le strade di Malaga si è tenuta domenica 23 aprile, dove la popolazione ha sfilato sotto lo slogan “Il popolo sta con i pompieri!”. I pompieri in lotta ne sono coscienti: “Rappresentiamo un problema all'amministrazione, che ci vede come una spesa “inutile”, che non genera profitto. E ci si ricorda di noi solo quando succede qualcosa di grosso. L'apparato amministrativo, invece di stare al servizio delle masse popolari, si è trasformata in un meccanismo per fare affari. Per assicurare benefici ai capitalisti.” Questo affermano Luis e Antonio, membri del comitato di sciopero.

Anche a Malaga, come in Italia, il degrado è dovuto ai tagli portati avanti a livello statale, regionale e municipale, da quando è cominciata la crisi. La crisi capitalista, in ogni lato del pianeta, viene fatta pagare ai lavoratori: licenziamenti, taglio e privatizzazione dei servizi, diminuzione del welfare, aumento della precarietà, soppressione di diritti... Il tutto per salvaguardare i profitti di una piccola minoranza della società.
Non è da escludere che lo smantellamento perpetuato da tempo nei confronti del Real Cuerpo de Bomberos de Malaga sia in funzione di una prossima privatizzazione del servizio.

Alla lotta dei pompieri di Malaga va data la nostra piena solidarietà, appoggiando le loro rivendicazioni. Sottolineiamo al contempo la necessità di unificare la lotta di tutti i pompieri della Spagna, che vivono problematiche similari, nella prospettiva della creazione di un unico corpo dei pompieri a livello statale, diretto dai lavoratori stessi, capace di portare garanzie e stabilità, ed un'equità di trattamento. Unire poi tutti i lavoratori in una lotta più generale contro i vari governi che rappresentano gli interessi dei capitalisti.

Elder Rambaldi - vigile del fuoco

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