Interventi

Lettera di un lavoratore Alitalia

26 Aprile 2017

Pubblichiamo una lettera inviataci da un lavoratore Alitalia all'indomani del referendum che ha respinto il tentativo di un nuovo accordo-capestro

alitaliaLavoratori



Ho aspettato le consultazioni referendarie, anche io sperando nell’intimo che noi lavoratori e cittadini italiani dicessimo NO.
No, perché non ne possiamo più.
Trenta anni in Alitalia e trenta anni che assisto alla solita truffa: manager incapaci e/o ladri - Cimoli docet – portano al collasso un'azienda e si chiede ai lavoratori sacrifici, sacrifici ed ancora sacrifici.
Un sistema capitalistico, quello italico, assolutamente deviato.
Capitalisti senza capitali entrano nelle aziende senza averne alcun titolo se non quello del “passaparola", che travasa sempre le stesse teste da un capo all’altro di grandi aziende italiane.
Capitalisti che, ahimè, fanno i loro personali capitali, i capitali dei loro privati conti correnti introitando nelle loro tasche milioni e milioni di euro chiedendo però sacrifici ai lavoratori in nome di un male interpretato senso di responsabilità.
Un paradigma da rovesciare: il lavoratore non partecipa mai alla spartizione della rendita finanziaria.
Quando l’azienda prospera, anzi, gli si chiedono sacrifici per rendere l’azienda ancora più aggressiva.
Però viene richiesto al lavoratore di pagare di tasca sua le perdite ripianando bilanci, truffe e scelte sbagliate.
Eh no, così non va!
Amministratori che vanno via con milioni di euro in saccoccia, fregandosene del senso di responsabilità, e dopo averla affossata ancora di più.
Come se in una famiglia il capofamiglia gozzovigli davanti ad una tavola imbandita lasciando però figli e moglie a pane ed acqua.
Di questa gestione araba, la peggiore dei miei trent'anni, ricorderò indelebile la loro cattiveria, la loro mancanza di rispetto, la mercificazione della donna, la mancanza di rispetto dei più elementari diritti dei lavoratori, la totale mancanza di dignità.
Ci avete già tolto tutto ed ancora non vi basta: lavoriamo come bestie da soma, almeno - almeno - 12 ore al giorno, non ci pagate le ore di servizio che lavoriamo, non ci pagate le festività, non ci pagate le ore notturne, ci togliete i giorni di riposo quando andiamo in ferie in ragione di uno ogni
tre, non versate i contributi sulla totalità di quanto percepiamo in virtù di leggi sbagliate, ci avete tolto le tredicesime.
Dopo trenta anni di azienda percepirò 1.200 euro lordi di pensione, e quest'anno la mia tredicesima è stata di seicentocinquanta euro. E non vi basta né vi basterà mai.
Non ne possiamo più.
Sarebbe il caso che si tagliasse qualcosa, ma a partire dalla testa. Voglio persone responsabili come amministratori, non Montezemoli che si occupano di editoria, trasporti e banche, tutto insieme nello stesso calderone. Ed abbiamo visto la fine del Sole 24 Ore.
Montezemolo, una curiosità: ma con tutti questi stipendi cosa ci fa? Non sarebbe il caso che, responsabilmente, lasciasse almeno quello di Alitalia nelle nostre casse?
Perché Mr. Ball non ci risponde sul perché ha svenduto ai suoi amici di Etihad due slot su Londra del valore di 150 milioni di euro per soli 24?
Perché Mr Ball se na va, con il disastro che ha combinato, pretendendo 2,5 milioni di euro?
Perché non ci date conto dei contratti di leasing, carburanti, consulenze?
Perché? Perché il governo e i sindacati – grandi assenti - non pretendono risposte?
Pochi giorni fa leggevo su un giornale che alcuni parlamentari italiani, con stipendi medi di circa 100.000 euro, stanno intentando ricorso contro il decreto che taglia le loro retribuzioni del 30 per cento.
Evidentemente questo senso di responsabilità manca totalmente, a questa gente.
Ebbene cari parlamentari, vi assicuro che con settantamila euro l’anno si riesce a vivere, anche se la vostra ingordigia probabilmente vi altera il senso della realtà.
Invece a me, dopo trenta anni di volo, monoreddito con famiglia a carico, se mi togliete un altro 25/35 per cento del mio stipendio - perché di questo parliamo, non la volgare menzogna di un 8% che voi continuate a ripetere mentendo - non sopravvivo più.
Proprio non ci riesco.
Sig. Stefano Esposito, vicepresidente della Commissione trasporti, si vergogni se ne è capace. Si vergogni per aver fatto quelle affermazioni in tv : si tagli lei la sua lauta ed immeritata busta paga, lei e quella dei suoi colleghi.
La venga a vedere la nostra di busta paga, venga con noi una settimana sugli aerei ed almeno saprà di cosa parla, perlomeno.
Si vergogni come membro di una classe politica che si autoreferenzia, una classe politica immorale, avida, ingorda, una classe politica totalmente scollegata dal popolo e dai suoi bisogni.
Troppo presi ad abbuffarvi a spese nostre a quella tavola imbandita di cui sopra.
Si vergogni ancor di più proprio perché esponente di un partito, il PD, che una volta avrebbe tutelato i diritti dei lavoratori, ed oggi invece tutela gli interessi propri e di un ristretto establishment.
Certo, sig. Esposito, se vogliamo parliamone di questi errori manageriali, di questi cialtroni incompetenti che ci hanno portato allo sfacelo, ma intanto facciamo pagare questi disgraziati dei lavoratori, giusto?
E la sua faccia in tv lasciava chiaramente trasparire il fastidio verso noi lavoratori così tanto “privilegiati": si vergogni.
E poi un ministro del lavoro “agrotecnico", d’altronde con le sue esternazioni sui giovani, e la sua provata competenza, la dice lunga sulle mani in cui siamo.
Forse il sig. Ministro Poletti farebbe bene a tornare alla sua agricoltura, magari a vangare la terra, così bassa, e allora probabilmente inizierebbe a capire qualcosa sui bisogni dei lavoratori e su quanto faticoso sia lavorare.
Un appello, sig. Ministro: cambi almeno la direzione in cui invia cetrioli e zucchine, perché i lavoratori non ne possono veramente più.
Basta, basta, veramente basta.
E dulcis in fundo un grazie ai sindacati. Questi incapaci e vili sindacati, che a corto sempre e comunque di alternative , sono il primo vero nemico del lavoratore.
A cosa mi serve un sindacato che non propone alternative, che accetta supinamente tutto e comunque tutto. Che "questo è il massimo che potevamo fare..."
Basta, veramente basta anche con voi.
Il capitale va pagato dai capitalisti, non dai lavoratori. E non si può lavorare a tutti i costi per un salario e per delle condizioni lavorative inumane.
Voi collusi con questo sistema da cui avete i vostri tornaconti, voi che avete smesso di rappresentare i lavoratori molti decenni fa infischiandovene delle vere sorti del mondo del lavoro. Un mondo del lavoro che vede il riaffacciarsi – prepotente - della schiavitù, questo è il termine corretto.
Una schiavitù sicuramente diversa da quella abolita in Brasile alla fine dell’800, ma non per questo meno violenta.
Andare al lavoro sta diventando un lusso che presto non ci potremo permettere neanche più : perché se con il mio stipendio non riesco almeno a pagarci la sanità, il cibo, l’istruzione e la casa, dignitosamente, che senso ha lavorare?
E proprio perché ai miei figli voglio lasciare qualcosa di migliore di tutto quello che voi, sindacati, governo e incapaci manager avete costruito per ingabbiarci che ho votato, orgogliosamente, NO.

Un indignato cittadino italiano e assistente di volo Alitalia

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