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Dove va Falcemartello?

10 Febbraio 2017
falce


«...Ma i Cinque Stelle? Cosa aspettano i vari Grillo, Di Maio, Di Battista, a fare appello alle piazze? A organizzare assemblee, proteste, manifestazioni? Il M5S ha il seguito di milioni di elettori, se li chiamasse a una mobilitazione attiva per cacciare il governo ed esigere elezioni, la risposta sarebbe enorme.»

Non si tratta di un comunicato dei CARC, piccola formazione stalinista che ha sposato elettoralmente ed entusiasticamente il grillismo. Si tratta dell'editoriale dell'ultimo numero di “Rivoluzione”, quindicinnale di Sinistra Classe Rivoluzione meglio conosciuta come Falcemartello. Formazione di riferimento trotskista, sezione italiana della Tendenza Marxista Internazionale ispirata da Ted Grant.

Tutta la “nuova linea” di SCR, nella fase apertasi dopo il 4 dicembre, si fonda su due assi tra loro combinati. Da un lato un'analisi iperesaltativa della situazione scaturita dalla vittoria del No, rappresentata come riflesso di una radicalizzazione di massa che avrebbe fatto saltare il tappo. Dall'altro, la parola d'ordine delle assemblee popolari come la «sola via d'uscita» per «costruire un movimento di massa» che aggiri la «palude» della sinistra e favorisca la nascita di una «vera sinistra di classe» (editoriale di SCR del 15 dicembre). L'esperienza della giunta di Barcellona En Comú Podem di Ada Colau è il nuovo mito di riferimento di SCR. Parallelamente, il Movimento 5 Stelle diventa il referente propagandistico nazionale di questa impostazione, come De Magistris a Napoli. Siccome il M5S sarebbe il canale centrale di espressione di questo “popolo” in rivolta incipiente, si tratta di appellarsi al M5S perché “passi dalle parole ai fatti” organizzando le... assemblee popolari.

Ora. Passi una visione semplificata della fase politica e della vittoria del No (certo espressione sacrosanta di rigetto del renzismo e delle politiche sociali dominanti, ma in un quadro perdurante di passività sociale e di tenuta non casuale del tripolarismo). Passi l'innamoramento di SCR per la giunta di Ada Colau a Barcellona (una giunta che si regge in realtà su una maggioranza politica assai ibrida che va dai maoisti della CUP alla socialdemocrazia catalana, sino a qualche transfuga del PP), e per En Comú Podem, frettolosamente definito un vero «partito di classe» (quando invece rappresenta nel migliore dei casi una variante catalana di bertinottismo d'antan, recita antagonista e vocazione istituzionale).

Quello che davvero colpisce è la rimozione della centralità di classe con la mitologia delle “assemblee popolari” e l'assunzione del M5S come referente propagandistico, a prescindere dalla natura reale del M5S. Qui l'abbaglio si trasforma in un equivoco pericoloso.

L'M5S non è una formazione riformista di massa della sinistra politica di cui incalzare le contraddizioni, con una politica di fronte unico e di smascheramento dei capi. Il M5S è una variante particolare del populismo reazionario europeo, di cui riprende non a caso tutti i peggiori veleni (dalla xenofobia al nazionalismo sovranista sino all'opposizione al lavoro e al sindacato in quanto tale). Non è un canale della radicalizzazione della classe ma il deposito principale del suo riflusso e dell'arretramento della sua coscienza, sullo sfondo dell'autodistruzione della sinistra. Non è un'aggregazione indistinta di contraddizioni irrisolte ma un movimento politico reazionario, sviluppatosi nel quadro della sconfitta del movimento operaio italiano. Per questo è centrale la sua denuncia politica controcorrente tra i lavoratori e nelle loro organizzazioni. Per questo è doveroso criticare pubblicamente le mille genuflessioni e ammiccamenti della sinistra (Ferrero) o dell'estrema sinistra (dalla Rete dei Comunisti all'USB ai CARC...) verso il grillismo.

Appellarsi al M5S perché “organizzi” le “assemblee popolari” e mobiliti le masse? In realtà uno sviluppo del M5S come “movimento popolare organizzato e attivo” sarebbe una delle varianti peggiori dello scenario politico italiano. Sarebbe il salto da movimento politico reazionario a movimento reazionario di massa. Un salto finora ostacolato, fortunatamente, dal profilo organizzativo leggero del grillismo e dal suo privilegiamento della piazza virtuale (la rete) rispetto alla piazza reale. Ma è un salto non impossibile di per sé. E masse popolari mobilitate attorno ai capi M5S e al loro disegno di una Repubblica plebiscitaria segnerebbero una deriva drammatica per il movimento operaio e la sinistra politica, dentro un ulteriore deterioramento dei rapporti di forza tra le classi.

Certo il M5S come ogni movimento politico reazionario ad ampia base popolare è attraversato da contraddizioni di classe su cui intervenire. Ma liberare i settori operai dal blocco sociale a egemonia grillina è possibile solo attraverso una denuncia aperta della natura reazionaria del M5S combinata con una azione di rilancio del movimento operaio e della sua iniziativa indipendente. Ogni avallo e legittimazione a sinistra del M5S va esattamente contro questa esigenza e prospettiva.

Coi compagni e le compagne di SCR abbiamo avuto e abbiamo rapporti di collaborazione e battaglia comune in ambiti diversi. Anche per questo ci permettiamo la franchezza della critica. Una critica, in questo caso, radicale.

Partito Comunista dei Lavoratori

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