Interventi

Francia: Touche Pas Ma Zep!

Anticapitalisme&Révolution e l'autorganizzazione dei lavoratori a difesa dell'educazione prioritaria per tutti

27 Gennaio 2017
tpz



LE ORIGINI DELLA ZEP (ZONA DI EDUCAZIONE PRIORITARIA)

L'Istituto dell'Éducation Prioritaire nasce negli anni Ottanta ad opera del governo PCF-PS Mitterand, con l'obiettivo di classificare gli stabilimenti scolastici più in difficoltà e tutelare gli studenti, fornendo più mezzi a livello didattico e finanziario.
In teoria, inizialmente, il progetto, riservato alle scuole pubbliche di ogni ordine e grado delle periferie, prevedeva per i beneficiari una serie di fondi in più nel quadro dell'Educazione Nazionale. Potenziamento e supporto che permettevano, ad esempio, il consolidamento di équipes di insegnanti stabili, coese, con esperienza, grazie ad un supporto a livello di formazione e di mezzi, riconoscimenti al livello salariale, classi composte da mini gruppi per una didattica più approfondita, l'ausilio di materiali didattici specifici.

Nel corso del tempo e dei governi, lo strumento di aiuto e compensazione - teoricamente ideato per rafforzare la scuola pubblica nelle zone popolari - è stato oggetto di molteplici riforme che a fronte della richiesta e dell'entrata di più istituti scolastici bisognosi, invece di essere costantemente aggiornato, è stato paradossalmente indebolito e depotenziato a detrimento degli alunni e degli insegnanti, a partire in particolare dalla riforma Peillon del 2014, in cui l'Educazione Prioritaria diventa REP o REP+, ovvero Risorsa d'educazione prioritaria (che, a dispetto del nome, prevede che gli insegnanti delle scuole medie inferiori abbiano mezz'ora in meno di lezione a settimana, con un aumento del 50% nelle REP e del doppio nelle REP+ del salario percepito in ZEP [in media, secondo il rapporto OCSE - Educazione 2015, di 1156 euro], con tre giornate di formazione all'anno).

La novità vera è che la riforma è però riservata solo alle scuole primarie e medie inferiori (scuole materne, elementari e medie), escludendo totalmente le medie superiori, i licei (ex) ZEP. A parte il palese intento di fare economia, l'effetto classista del taglio apportato al settore è innegabile. Le conseguenze su licei già in difficoltà sono catastrofiche, sotto il pretesto da parte del governo di «concentrare» i mezzi di supporto negli istituti che ne avrebbero più bisogno. In Francia l'istruzione obbligatoria è fino ai 16 anni e, secondo gli ultimi rilievi OCSE sull'Educazione nazionale, la fascia di studenti 16-18 anni che abbandona la scuola è del 56%.
Infatti si tratta principalmente di istituti dove di base il tasso di dispersione scolastica è alto - una stima di circa 150.000 ragazze e ragazzi ogni anno, che non ottengono quindi un diploma; questione in diretta connessione con le condizioni socio- economiche familiari: un peso e un discrimine in quanto l'accesso alle borse di studio viene progressivamente ristretto.

Secondo l'ultimo rapporto CNESCO (osservatorio francese di valutazione dell'educazione nazionale), le diseguaglianze sociali ed economiche, allo stato attuale, sono sempre più amplificate dal sistema scolastico, invece che ridotte, a causa di cosiddette politiche meritocratiche per un'educazione tutt'altro che inclusiva e garantista.
Questo porta nuovamente a sottolineare la gravità dell'attacco che le scuole dei quartieri popolari francesi stanno subendo (ex ZEP o REP), a riprova del fatto che, a prescindere dalla presunta attenzione mostrata dai governi, la realtà sostanziale muove dalla premessa oggettiva che il sistema scolastico in primis è un terreno di scontro politico di classe, che tende a discriminare e ad escludere chi già di base ha meno mezzi, a profitto di pochi: questi licei vengono sempre di più abbandonati nelle loro periferie, dopo essere stati schedati, e ora apertamente esclusi e stigmatizzati.
Lo stesso rapporto del ministero dell'educazione nazionale del 2012 ammette che la proporzione di giovani con la migliore riuscita scolastica è ripartita in un 29% di figli di operai e in 55% di figli di quadri. In questo caso, poi, si mina da principio la riuscita scolastica, con riferimento all'istruzione di base.

Viene così ribadito fermamente il distinguo tra scuole di serie A e scuole di serie B, sulla pelle degli insegnanti e degli studenti, il cui diploma ZEP ha un valore minore rispetto ad altri titoli equivalenti, e che quindi non solo rende difficile il progresso degli studi, ma provoca anche notevoli difficoltà ad inserirsi in un mondo del lavoro già precario e instabile. Da sottolineare, a questo proposito, che in Francia attualmente ci sono un 1,9 milioni di NEET, giovani tra i 25- 29 anni - not in employement, education or training - cioè senza impiego, che non seguono alcun tipo di studio o formazione.

Di conseguenza la protesta, concretizzatasi nell'attuale collettivo Touche pas ma ZEP!, comincia nel 2014-2015, momento in cui viene decretata l'esclusione dei licei dal piano di ridistribuzione risorse dell'Educazione prioritaria. Il nuovo anno scolastico 2015-2016 comincia così all'insegna di una serie di scioperi proclamati dagli insegnanti delle banlieues ZEP per avere lo stesso statuto delle medie inferiori, che diventeranno invece REP, e quindi sempre beneficiarie del piano.
A seguito anche di numerosi presidi sotto il ministero dell'Educazione Nazionale, gli insegnanti ricevono una prima risposta da parte del nuovo ministro, Vallaud- Belkacem, ovvero che la rifondazione dell'educazione prioritaria riguarderà esclusivamente l'istruzione obbligatoria. Nella pratica, quindi, gli studenti delle banlieues dalla fine della scuola media non avrebbero più bisogno di sostegno da parte del ministero, in quanto le difficoltà di varia natura sparirebbero improvvisamente.
In definitiva viene ribadito che i licei non sono considerati nel nuovo piano di redistribuzione budget previsto dalla riforma del 2014.
Apparentemente si potrebbe parlare di una contraddizione, di una mancanza di senso, contando quanto l'argomento della lotta alle diseguaglianze scolastiche e disparità sia rimarcato dal ministero stesso, tramite la serie di rapporti istituzionali sull'argomento e all'origine dell'istituto, senza considerare che uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Hollande nel 2012 era stata proprio l'educazione nazionale.

Da un altro lato, il senso invece è molto chiaro, e si gioca sul piano di ostacolo ad una reale eguaglianza sostanziale dell'educazione: alimentando un sistema educativo sempre più elitario, si contribuisce alla ghettizzazione sempre più profonda degli abitanti delle banlieues, già di per sé in condizioni svantaggiate, dove alla disoccupazione si aggiunge spazio alla crescita della piccola criminalità, per poi di conseguenza giustificare ad esempio l'aumento di controlli di identità a tappeto (pratica diffusa nelle periferie, molto poco legittima) da parte delle forze dell' ordine, la cui violenza è senza limiti fra perquisizioni, percosse, etc.

Non bisogna poi ignorare che la mancanza di inserimento dei licei nella riforma REP lascia studenti, insegnanti e personale scolastico in uno stato di incertezza totale: in quanto, in prima battuta, la classificazione ZEP dei licei non potrà sicuramente coesistere parallelamente alla nuova REP, anche solo considerato il deterioramento del vecchio fondo.
Infatti, quello che nello specifico viene rivendicato parte anche dal fatto che i criteri di eligibilità nell'accesso ai benefici ZEP-REP mancano di trasparenza, e la situazione dal lato degli insegnanti è già precaria relativamente agli incentivi e scatti di anzianità, data l'annunciata perdita dei premi salariali previsti in origine.
A riguardo, secondo le ultime dichiarazioni della ministra Vallaud- Belkacem relative a un decreto attuativo del 2015, si è fatta strada la possibilità di integrare, secondo parametri ancora non chiari, una clausola di salvaguardia, destinata agli insegnanti ex ZEP, appunto, avente ad oggetto indennità specifiche prematurate che, a fronte dell'uscita dei licei dal fondo, saranno prolungate fino al 2017 in via provvisoria, ma non per i neoassunti in tali istituti, ai quali i benefici ZEP, per quella data, non saranno erogati a causa della soppressione totale e definitiva dalla lista dell'Educazione Prioritaria. Si escludono così i nuovi professori, e si mette a rischio la stabilità del corpo insegnante, uno dei punti chiave del supporto didattico, considerata poi l'imposizione messa in atto riguardo ai punti di trasferimento accumulati dai vecchi assunti, da utilizzare tassativamente sempre entro la fine del 2017.
Gli studenti verranno privati dell'esperienza e della formazione di un corpo insegnante ferrato, e i nuovi assunti si troveranno in grande difficoltà.


TOUCHE PAS MA ZEP!

L' annuncio dunque di una nuova carta dell'Educazione prioritairia messa in atto da tre ministri PS uno dopo l'altro (Peillon, Hamon, Vallaud -Belkacem), è stato immediatamente accompagnato da nuove mobilitazioni nelle scuole e fra gli insegnanti a partire dal nuovo anno scolastico 2016/2017.
La costruzione di un coordinamento di questo tipo è cominciata infatti alla fine dell'anno scolastico 2016. Malgrado il tentativo, fra vaghe promesse di reimpiego, ZEP/REP e etichette varie, di dividere gli insegnanti, unitariamente fino al 2014 schieratisi per una redistribuzione e un aumento di fondi, le mobilitazioni non si sono fermate ma anzi si sono rafforzate sull'onda anche, nella primavera 2016, del movimento contro la Loi Travail.
A seguito delle dichiarazioni della ministra Vallaud -Belkacem dell'aprile 2016 sulla sparizione di fatto progressiva dei licei ZEP con la nuova riforma, la risposta degli insegnanti non ha tardato: il 18 maggio un coordinamento di licei coinvolti convoca un presidio davanti al ministero dell'Educazione.
Il presidio permette quindi di diffondere i contenuti della vertenza negli ambienti militanti già in contatto, come Anticapitalisme & Révolution - corrente della sinistra dell'NPA - e quindi nell'ambito della protesta contro la Loi El Khomri, sensibilizzando e ottenendo sostegno anche da settori nuovi come Éducation Débout di Nuit Débout, di numerosi genitori e di altri collettivi di insegnanti.

Il successo avuto dal presidio lancia e allarga la partecipazione e il sostegno alla vertenza, facendo sì che, fra maggio e luglio, una serie di riunioni alla Camera del Lavoro di Parigi portino alla creazione di un appello ufficiale (Touche pas ma ZEP!), come espressione di una piattaforma coordinata di rivendicazioni, quali: una carta ZEP estesa a tutte le banlieues dei quartieri popolari, quale che sia l'etichetta che attualmente hanno (ZEP, zona sensibile, zona violenza, etc.), con uno statuto unico, che garantisca dei mezzi permanenti tanto per le condizioni di studio e di lavoro (numero limitato di docenti effettivi per classe, lezioni con minigruppi, etc.) che per la remunerazione del personale (salario, indennità, etc.) e loro statuto (punti supplementari in graduatoria per i prof, rilevanti per esempio per le domande di trasferimento...).
Un appello ad unirsi rivolto ai docenti delle scuole dei quartieri popolari di ogni ordine e grado, in aperta rottura con la politica divisiva del governo nel settore e con le burocrazie sindacali spesso in silenzio.
L'appello circola e viene firmato istituto per istituto, non dai singoli lavoratori, venendo quindi sottoposto al voto nelle assemblee generali o nelle ore di informazione sindacale.
Da soli tre licei firmatari a settembre, grazie alla combattività delle équipes militanti, viene subito indetto uno sciopero che arriva rapidamente a coinvolgere altri istituti. Nonostante il tentativo del ministero di ridurre la vertenza a un problema "locale", la dimensione ormai nazionale di quest'ultima e la potenza della coordinazione fra i lavoratori sono innegabili.

Attorno a Touche pas ma Zep! si costruiscono assemblee generali di coordinamento, si sfruttano canali di informazione virale (pagine facebook), si allestiscono tavoli di convergenza fra le banlieues coinvolte, casse di solidarietà allo sciopero e tutto ciò che è necessario a diffondere l'appello ad altri licei colpiti dalla misura a livello nazionale, perché gli insegnanti entrino in mobilitazione. Altro elemento importante nella crescita della piattaforma è poi la manifestazione del 15 settembre 2016 contro la Loi Travail, alla quale i lavoratori mobilitati partecipano in massa, contro la prassi di una categoria solitamente poca propensa ad unirsi a cortei interprofessionali.
Il 29 settembre si arriva così ad una prima giornata di sciopero nazionale fra gli insegnanti riuniti intorno a Touche Pas ma ZEP!, sostenuti in certi dipartimenti anche dai sindacati. I tassi di adesione sono dell' 80%, in particolare fra i lavoratori che aderiscono per la prima volta.
Il governo si trova costretto a rilasciare qualche dichiarazione a fronte di un fenomeno imprevisto: dei lavoratori che si auto-organizzano in una categoria solitamente divisa e con difficoltà a coordinarsi. Contrariamente alle aspettative di Vallaud -Belkacem, convinta che qualche vaga promessa avrebbe calmato la protesta, in ottobre seguono altre giornate di sciopero, alle quali si aggregano insegnanti da altri dipartimenti del paese, come dimostra la combattività dei comitati TPZ a Marsiglia, diventati mediaticamente famosi per l'''accoglienza'' data a Macron in tournée elettorale.

Vista la straordinaria capacità unificatrice dell'appello Touche pas ma ZEP!, anche a seguito dell'attenzione data dalle cronache (radio, televisione e giornali, fra cui Le Monde) prese alla sprovvista da un tale successo, a novembre la mobilitazione prosegue, sempre più partecipata, e l'assemblea del coordinamento lancia un ultimatum al governo per la promulgazione di uno statuto unitario per tutte le scuole dei quartieri popolari entro il 2017, contro la sparizione della ZEP e per un miglioramento delle condizioni di lavoro senza distinzione di data d'assunzione e di ruolo fra insegnanti e fra personale e insegnanti.
Conseguentemente, il 3 gennaio si ha un'altra giornata di mobilitazione da Lille a Marsiglia, con ormai più di cento scuole in lotta - aderisce anche un istituto della Polinesia francese - e con tassi di adesione altissimi - fino al 100%, come a Denain. Si tratta poi di un momento che marca l'inizio di una promettente partecipazione studentesca al fianco degli insegnanti. Inoltre, non manca la crescente solidarietà da parte di colleghi e scuole non direttamente toccate dalla riforma, che però vanno unendosi anche loro alla lotta di Touche pas ma ZEP!.
Da ultimo, ulteriori progressi sono stati fatti durante il mese di gennaio con un altro sciopero nazionale a Parigi il 19 gennaio, dove si sono ritrovati in corteo più insegnanti da tutto il paese.
Allo stato attuale delle cose, la vertenza continua a crescere, e sempre più date di mobilitazione vengono convocate.
Si tratta della prima volta che, nel settore dell'Educazione, si continua a scioperare a più riprese in maniera coordinata a livello nazionale, quando ciò non si era verificato finora nemmeno a livello regionale.

Grazie in primis alla spinta dell'estrema sinistra, e quindi dei compagni, insegnanti e non solo, di Anticapitalisme & Révolution, la forza dell'autorganizzazione delle lotte ha sorpassato le burocrazie sindacali, ridotte a semplici veicoli di trasmissione dell'appello Touche pas ma ZEP! e dei suoi contenuti.
Si tratta di un coordinamento che si è costruito sulla base di rivendicazioni note alla categoria, che ha messo in piedi una rete di mobilitazione per iniziativa strettamente militante, condotta in campo sindacale - da A&R in particolare - capace di arrivare, sfruttando tutti i canali disponibili, ai colleghi insegnanti, agli istituti sotto attacco diretto della riforma e non, per una contrapposizione unitaria e partecipata.

Si tratta sicuramente di un'iniziativa da seguire nel panorama degli scioperi che aumentano e proseguono in Francia, e nella quale i compagni francesi proseguono l'intervento, come non hanno mai smesso di fare durante e dopo la fine del movimento della Loi Travail, lavorando e confrontandosi con quelli che sono stati i grandi risultati di un'azione intrapresa a partire della scorsa primavera: una radicalizzazione di settori inaspettati, di giovani lavoratori e studenti, maturata nel corso di un movimento esplosivo, cantiere che ha permesso creare un dialogo, di unire soggetti diversi in un fronte unico.
I compagni di A&R definiscono tutto ciò, appropriatamente, l'avanguardia larga, il punto da cui ripartire, una risorsa essenziale allo stato attuale delle cose.
Lucidamente e più che condivisibilmente, conducono una necessaria azione di ricomposizione strategica - di cui Touche pas ma ZEP! è solo uno tra gli esempi - con già parecchi riscontri positivi, per una reale convergenza delle lotte, che apra a nuovi scenari di un conflitto per niente finito, poiché questa è l'unica maniera per resistere agli attacchi incessanti dei governi capitalisti.

Marta Positò, da Parigi

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