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Telecom: giù le mani dai contratti!

10 Dicembre 2016

Testo del volantino distribuito in occasione dello sciopero del 13 dicembre

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Mentre gli utili del gruppo Telecom nei primi 9 mesi del 2016 sono aumentati di 477 milioni di euro (profitti derivanti dallo sfruttamento della manodopera salariata), lorsignori del Consiglio di Amministrazione e dirigenti pensavano bene di incrementarli dando la disdetta del contratto aziendale. Disdetta che segue il continuo peggioramento delle condizioni di lavoro: aumento dei turni e modifica degli orari di lavoro, taglio del PDR (premio di risultato), contratti di solidarietà pagati con riduzioni di salario, esternalizzazioni di attività.
Questa iniziativa padronale si accompagna alla crisi occupazionale in molteplici aziende del settore delle telecomunicazioni (valga per tutte il call center di Almaviva); gare di appalto al massimo ribasso.
In risposta a questa situazione, appoggiati dal sindacalismo di base e autonomo, i lavoratori si sono autorganizzati dando vita a scioperi e a manifestazioni su tutto il territorio nazionale.
Con la scesa in campo dei sindacati di settore di CGIL-CISL-UIL si è realizzato per il momento il fronte unico sindacale per una risposta unitaria dei lavoratori. Lo sciopero del 13 dicembre è il frutto di questa unità, ma bisogna andare avanti fino al raggiungimento degli obiettivi:

- NO alla disdetta del contratto aziendale,

- NO alle esternalizzazioni di attività,

- NO all’unilateralità delle modifiche degli orari di lavoro,

- NO al demansionamento

Ma anche NO alla controriforma voluta dal governo Renzi e Confindustria, battendosi per la non applicabilità nei contratti di lavoro dello Jobs act e dei controlli individuali a distanza, facendo perno per la difesa dell’occupazione alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
Per avere dei risultati bisogna non solo resistere un minuto di più del padrone, istituendo una cassa economica di resistenza; occorre che i lavoratori più attivi e i sindacati di base si facciano carico di estendere l’autorganizzazione dei lavoratori all’interno del gruppo TIM, per poi allargarlo al settore delle telecomunicazioni e a tutti i settori in crisi e in lotta per i contratti. Così organizzati, costruire una piattaforma che unisca tutti i lavoratori, precari, disoccupati, capace di imporre una soluzione che cancelli tutte le leggi sulla precarietà, riduca l’orario di lavoro a parità di salario come risposta alla disoccupazione, e che sia in grado di dare una svolta economica e sociale a favore del mondo del lavoro.
Il PCL è a fianco dei lavoratori in lotta e si batte per la prospettiva anticapitalistica di uscita dalla crisi, per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici basato sulla loro organizzazione e la loro forza per costruire una nuova società, alternativa a questa, basata sulla voracità del capitale.

Partito Comunista dei Lavoratori

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