Prima pagina

L’incessante capitolazione di Tsipras: la versione ellenica della Buona Scuola

Fianco a fianco degli studenti greci, resistere alle imposizioni della troika, costruire un’alternativa socialista

14 Novembre 2016
studentiatene

Dopo essere riuscito alla fine di settembre a far approvare la privatizzazione delle municipalizzate dell'acqua potabile di Atene e Salonicco, il governo Tsipras prosegue imperterrito ad eseguire gli ordini della troika arrivando in questi giorni a proporre una riforma della scuola dai contenuti fortemente classisti, una vera e propria Buona Scuola in salsa greca che richiama nei suoi scopi fin troppo da vicino l'atroce riforma Renzi-Giannini.

Le due riforme condividono infatti l'obbiettivo di piegare l'educazione all'impresa, di aggravare la mercificazione dell'istruzione, e in conclusione di annientare definitivamente l'idea di un sistema educativo democratico, pubblico e di massa attraverso la retorica tossica della meritocrazia.
Nella Buona Scuola renziana questa logica si è principalmente abbattuta sugli insegnanti, per mezzo del concentramento smisurato di poteri nelle mani del dirigente scolastico, della differenziazione salariale dei docenti e della loro gerarchizzazione attraverso l'inserimento di diversi ruoli e funzioni, della chiamata diretta, del tagli del personale ATA, dell'esternalizzazione dei servizi a cooperative ed enti privati; il tutto condito dalle immancabili regalie alle scuole private in forma di defiscalizzazione delle tasse di iscrizione e dell'apertura all'ingresso di fondi privati in tutti gli istituti.

La versione di Tsipras della Buona Scuola amplifica brutalmente la natura classista della scuola colpendo direttamente la vita quotidiana degli studenti e il modo in cui vivono il percorso formativo, proponendo di vincolare l'accesso all'università al superamento di test specifici per i licei, l'inserimento di esami intermedi nel percorso delle scuole superiori, al servizio della logica della differenziazione dei titoli di studio, concepiti ormai alla stregua di curricula professionali.

Nell'una come nell'altra riforma, immancabile è la proposta dell'alternanza scuola-lavoro, che la terminologia eufemistica di Tsipras ha tradotto in “attività sociali”.

Essere uno studente nelle scuole dell'Europa travolta dalla crisi capitalista significa doversi confrontare quotidianamente con le discriminazioni classiste.

Anche in Italia, anche prima della Buona Scuola, la valutazione degli studenti era già piegata ad una logica di merito incentrata sul rispetto di determinati requisiti: il mantenimento di una media voto, la frequenza, il comportamento corretto, il superamento di test.
Questi metri di valutazione partono inevitabilmente da basi del tutto diseguali: il ceto d'appartenenza, l'estrazione familiare, la provenienza, sono elementi che incidono sull'approccio e sui modi d'apprendimento degli studenti. Nel contesto della crisi generale del capitalismo che si esprime nella contrazione dei salari, nella venuta meno di tutele di tipo welfaristico, nel caro libri, nell'aumento dei costi di spostamento e nella perdita in qualche modo anche di razionalità del sistema del trasporto; nelle diverse prospettive che diversi tipi di scuole sono in grado di offrire materialmente e nell'immaginario delle famiglie e degli studenti, risulta evidente come il concetto di meritocrazia sia solo la foglie di fico dietro cui nascondere le disuguaglianze, lo sfruttamento, la logica della produttività e quella della professionalizzazione dell'educazione.
La Buona Scuola di Tsipras interviene in questo ambito senza fronzoli e abbellimenti, senza nemmeno tentare di mascherare la natura classista e ingiusta del progetto generale a cui fa riferimento, proponendo una demarcazione forte tra scuole per i figli delle classi popolari e scuole per le classi dirigenti e padronali, e prospettando ulteriori paletti anche nella differenziazione meritocratica e classista tra singoli studenti all'interno delle medesime scuole.

Alla Buona Scuola di Renzi si è opposto un grande movimento di lavoratori della scuola, con il più grande sciopero di categoria della storia repubblicana. Quel movimento non ha trovato la solidarietà di un movimento studentesco e la disponibilità immediata di cui aveva disperato bisogno per generalizzarsi.
Oggi gli studenti greci si sono mobilitati contro la Buona Scuola di Tsipras.
Nei giorni della vittoria di Donald Trump alle elezioni americane è un fatto politico molto importante. In una fase caratterizzata dall'avanzata di movimenti populisti e reazionari, capaci di conquistare e abbagliare importanti settori popolari e di classe, la sinistra politica internazionale è da un lato ancora incatenata alle sue illusioni riformiste, malgrado la tragedia greca di Tsipras si sforzi ogni giorno di essere d'esempio nel mostrare non solo l'impossibilità di fatto di ogni tipo di riforma del capitalismo, ma anche l'inevitabile capitolazione ai padroni e ai potenti di chi di questo tipo di illusioni riformiste rimane prigioniero. Dall'altro, perennemente tentata di accodarsi ai movimenti populisti confusi, interclassisti e in certi casi apertamente reazionari, come drammaticamente testimoniato dall'apertura di credito o dall'aperta capitolazione di buona parte della sinistra in Italia al Movimento 5 Stelle o in Spagna a Podemos.

La disponibilità alla lotta, alla mobilitazione, all'investimento in parole d'ordine progressive, in completa controtendenza di fase, sono il dato oggettivo che è stato ripetutamente confermato negli anni scorsi dalla lotta contro la Legge El Khomri dei lavoratori francesi, dalla condensazione delle lotte salariali, sociali e giovanili negli Stati Uniti nei 13 milioni alle primarie per Sanders (poi svenduta dallo stesso con la sua capitolazione alla Clinton), dalla stessa lotta dei docenti contro la riforma Renzi-Giannini, e da ultimo anche dalle lotte che in Grecia si stanno lentamente e faticosamente riorganizzando dopo il tradimento di Tsipras.

Contro ogni illusione riformista e ogni capitolazione all'interclassismo dei movimenti reazionari e populisti, è compito dei rivoluzionari tenere dritta la barra sulla forza della classe degli sfruttati, degli oppressi, dei lavoratori.
Nella fase che stiamo conoscendo, le vecchie forme di potere politico hanno cominciato a sgretolarsi, e mai come oggi l'alternativa tra socialismo e barbarie si fa più pressante.
Solo l'aperta costruzione dell'alternativa socialista può dare a milioni e milioni di sfruttati uno sbocco progressivo. La strada da percorrere per questo progetto è quella della costruzione del partito internazionale della rivoluzione, che non ceda di un millimetro al compromesso con i partiti del potere e della borghesia, né dal versante riformista né da quello populista. Che abbia al centro della sua agenda un governo dei lavoratori come espressione diretta del loro potere politico, l'unico governo che può far piazza pulita dei privilegi, delle diseguaglianze, dello sfruttamento, delle privatizzazioni dell'acqua e delle varie Buone Scuole.

Partito Comunista dei Lavoratori

CONDIVIDI

FONTE