Teoria

Le battaglie di Vladimir Majakovskij. Futurista nell’ottobre rosso e contro la burocrazia stalinista.

Seconda parte.

2 Novembre 2016

A) Il LEF, fronte di sinistra delle arti.

"MANGIA ANANAS E GALLETTO AMBURGHESE! IL TUO ULTIMO GIORNO E' ARRIVATO, BORGHESE!"(1917)
“Aderire o non aderire?
La questione non si pone per me.
È la mia rivoluzione”

La rivoluzione per Majakovskiji non arrivò inaspettata. A differenza dei partiti socialisti dell’Europa occidentale la frazione bolscevica del Partito operaio socialdemocratico della Russia aveva formato i suoi militanti sulla tesi che le leggi della crisi capitalista che avevano prodotto la guerra erano le stesse che avrebbero provocato la rivoluzione sociale. La rivoluzione d’ottobre diventava la sua principale “provvista poetica”, questo era l’espressione che adottò il poeta nel saggio del 1926, Come fare i versi, per indicare il patrimonio di eventi, di idee e di emozioni da cui si doveva attingere per produrre la poesia. Finalmente il suo futurismo trovava un'espressione concreta, e si fondeva con le aspirazioni più profonde delle masse per porsi al servizio della più grande impresa mai compiuta dagli uomini: edificare una società senza sfruttati né sfruttatori. Il futurismo era l’avanguardia rivoluzionaria nelle arti. Majakovskij ingaggiò una battaglia teorica contro la vecchia letteratura borghese, promosse la formazione di gruppi "comunisti-futuristi" nei quartieri operai, portò i suoi versi nelle officine e nelle fabbriche, poiché egli fu cosciente che la più grande opera di costruzione era ora in mano alla classe lavoratrice e la nuova poesia non poteva non entrare in stretto contatto con quest'opera delle masse dell’ex impero zarista. Ad esempio, "in una poesia del 1923, Majakovskij arringa i minatori di Kursk, elogiando il loro oscuro eroismo. Il loro monumento, egli disse, sarebbe stato innalzato dall'industria del futuro; i loro nomi sarebbero stati disegnati nel cielo dal fumo di milioni di ciminiere che la loro fatica contribuiva a costruire”(23). Nel 1918 rispose ad un appello del governo, insieme ad altri artisti, per collaborare alle iniziative del Consiglio dei commissari del popolo in materia di cultura e istruzione e aderì all'IZO, la sezione delle arti figurative del commissariato per l'educazione pubblica (di cui fecero parte, tra gli altri anche Kandinskij, Malevi e Tatlin). Lavorò quindi alla ROSTA, l'agenzia pubblica delle comunicazioni, per la quale produsse oltre tremila "finestre", famose vignette e manifesti di propaganda che combinavano immagini e slogan destinati al popolo. Questi manifesti non avevano solo un carattere propagandistico, ma anche e soprattutto artistico, combinando insieme vari linguaggi tesi non solo all'efficacia del messaggio, ma anche ad una riuscita artistica eccellente anche grazie alla collaborazione di validi artisti e poeti.
La rivoluzione sociale è la premessa storica per emanciparsi dall’arte e dalla cultura del passato separate dalla vita reale delle grandi masse: “ come radiosi arcobaleni, si distendano da un edificio all’altro, nelle vie e nelle piazze, quadri(colori) che rallegrino e nobilitino l’occhio (il gusto) del passante…. Da oggi in poi ogni cittadino, passando per la via, possa godere a ogni istante della profondità del pensiero dei suoi grandi contemporanei, possa contemplare ormai la variopinta vivezza di una bella gioia, ascoltare ovunque musica – le melodie, il rumore, il fracasso – di eccellenti compositori. Le vie siano la festa dell’arte per tutti”(24). La democratizzazione della cultura è riappropriazione di questa da parte delle masse, ma questo deve andare di pari passo con la critica radicale del passato e con la tradizione elitaria degli artisti:

“Cantilenano le brigate dei vecchi
la stessa litania.
Compagni!
Sulle barricate!
Barricate di cuori e di anime.
È vero comunista solo chi ha bruciato i ponti della ritirata
Basta con le marce, futuristi,
un balzo nel futuro!
Non basta costruire una locomotiva:
fa girare le ruote e fugge via.
Se un canto non saccheggia una stazione,
a che serve la corrente alternata?
Ammonticchiate un suono sopra l'altro,
e avanti,
cantando e fischiettando.
Ci sono ancora buone consonanti:
erre,
esse,
zeta.
Non basta allineare,
adornare i calzoni con le bande.
Tutti i soviet insieme non muoveranno gli eserciti,
se i musicisti non suoneranno la marcia.
Portate i pianoforti sulla strada,
alla finestra agganciate il tamburo!
Il tamburo
spaccate e il pianoforte,
perché un fracasso ci sia,
un rimbombo.
Perché sgobbare in fabbrica,
perché sporcarsi il muso di fuliggine,
e, la sera,
sul lusso altrui sbattere gli occhi sonnacchiosi?
Basta con le verità da un soldo.
Ripulisci il cuore dal vecchiume.
Le strade sono i nostri pennelli.
Le piazze le nostre tavolozze.
Non sono stati celebrati
dalle mille pagine del libro del tempo
i giorni della rivoluzione!
Nelle strade, futuristi,
tamburini e poeti!”(25).

Nel 1922 la guerra civile è finita da due anni, il giovane stato rivoluzionario è accerchiato bisogna rilanciare la produzione economica. Dal 1921 è in atto la Nuova politica economica, una serie di parziali misure di economia di mercato per rilanciare la produzione, dato il carattere arretrato dell’ex capitalismo russo. Da Lenin e da Trotskij è solo una soluzione temporanea dovuta al blocco della rivoluzione socialista mondiale. Per i due rivoluzionari non era neanche immaginabile la concezione stalinista del “socialismo in un solo paese”. In questo contesto dove i pericoli di una restaurazione del capitalismo erano ben presenti nel pensiero dei rivoluzionari, “ ogni pur serio tentativo di rinvenire raccordi e connessioni con il culturale, ogni intento di scoprire e mettere in valore la tradizione democratica viene dai futuristi interpretato come una deviazione dai fini della lotta, come una concessione al conservatorismo democratico borghese”(26). Nel 1922, Majakovskij, insieme ad altri futuristi, per salvaguardare la rivoluzione da ogni contaminazione col passato e costruire un’arte che fosse espressione della rivoluzione darà vita al Fronte di sinistra delle arti. Nel 1923 verrà pubblicato il manifesto, Per che cosa si batte il Lef. Il manifesto ricostruisce la storia del futurismo in rapporto agli eventi cruciali russi e internazionali, dalla rivoluzione del 1905 al suicidio del futurista rivoluzionario: “1905. Dopo, la reazione. La reazione è avvallata dall’autocrazia e dal duplice giogo del mercante e del fabbricante”(27). La prima rivoluzione russa non è un episodio isolato negli anni che precedono la prima guerra mondiale: nel 1910 inizia la rivoluzione messicana e nel 1911 la prima rivoluzione cinese che il 1 gennaio del 1912 abolì il millenario impero dando vita alla prima repubblica democratico parlamentare del continente asiatico. La rivoluzione russa del 1905 è l’effetto della guerra russo-giapponese del 1904-1905. La sconfitta della flotta zarista rese evidente la debolezza dell’apparato militare dello stato imperiale e le masse ne trassero le conseguenze. La domenica del 22 gennaio del 1905 duecentomila manifestanti divisi in undici cortei marciavano in direzione del Palazzo d’inverno per consegnare allo zar, Nicola II, una petizione che conteneva rivendicazioni politiche e rivendicazioni operaie: la convocazione dell'assemblea costituente, la liberazione di tutti i detenuti politici, le libertà di parola, di stampa, di riunione e di coscienza, l'istruzione pubblica obbligatoria e gratuita, la separazione tra Stato e Chiesa, l'introduzione dell'imposta progressiva sul reddito, la distribuzione della terra ai contadini, la fine della guerra, la legalizzazione dei sindacati, il diritto di sciopero, la giornata lavorativa di otto ore e le assicurazioni previdenziali gestite dallo Stato. Ci fu una battaglia di strada. Da quel momento tutte le classi sociali, la classe operaia, il ceto medio intellettuale, la borghesia imprenditoriale entrarono in guerra con l’assolutismo zarista. In Russia si doveva liquidare quello che era stato liquidato in Francia circa un secolo e mezzo prima. La differenza rispetto al 1789 era che questa volta era presente una classe operaia industriale che non tollerava più l’oppressione economica in fabbrica e l’assenza di libertà politiche e sindacali fuori dalla fabbrica. Il malcontento prodotto dalla guerra sviluppò l’intelligenza politica degli operai. Nel 1903 il governo aveva concesso alla classe operaia, in via provvisoria, il diritto di eleggere propri rappresentanti per presentare le rivendicazioni alla direzione dell'impresa. Nella città industriale del distretto di Mosca, Ivanovo-Voznesensk, chiamata la «Manchester russa» per l'alta concentrazione di fabbriche tessili, gli operai trasformarono quei rappresentanti nel Consiglio dei deputati operai di Ivanovo-Voznesensk, che rappresentava le istanze comuni di tutta la massa degli scioperanti e non più soltanto le rivendicazioni degli operai delle singole fabbriche, come era sempre avvenuto nel passato. Era così nato un organismo democratico operaio con delegati immediatamente revocabili che dodici anni dopo diventò, seppure per pochi anni, il primo stato operaio rivoluzionario della storia. Gli scioperi e le insurrezioni si conclusero col l’insurrezione di Mosca del 23-29 dicembre. Le concessioni politiche dello zar, un parlamento (la Duma)-eletto con un sistema elettorale non propriamente democratico- in cui erano presenti i rappresentanti dei partiti operai, fu sciolto nel 1907 e sostituito con uno con un sistema elettorale, che consentiva all'un per cento della popolazione, tutti i latifondisti e una minoranza della borghesia bancaria e industriale, sceglieva quasi i due terzi dei grandi elettori della Duma.
Nel Manifesto del Lef questo evento rivoluzionario e la reazione zarista sono individuati come la causa che produce una divisione nel mondo dell’arte, destinata ad approfondirsi:
“ La reazione ha creato un’arte e una divisione e un costume di vita a propria immagine, secondo il suo gusto. L’arte dei simbolisti( Biely, Bal’mont) dei mistici ( Ciulkov, Hippius) e degli psicopatici sessuali (Rozanov) corrisponde alla vita dei filistei piccolo-borghesi….La prima vampata impressionista si è avuta nel 1909 (raccolta Il vivaio dei giudici). La vampata è stata ravvivata per tre anni. E’ stata ravvivata nel futurismo. Primo libro dell’Unione dei futuristi: Schiaffo al gusto del pubblico-1914……..il vecchi regime ha valutato giustamente l’attività di laboratorio dei futuri dinamitardi. Si è risposto ai futuristi con tagli di censura, col divieto di parola, con il latrato e l’ululato di tutta la stampa….L’accerchiamento da parte della vita diocesana ha costretto i futuristi al dileggio con le bluse gialle e i colori sul volto. Questi metodi poco ‘accademici’ di lotta, il presentimento del futuro slancio hanno di colpo respinto gli estetizzanti che avevano aderito al movimento (Kandisky, i seguaci del ‘Fante dei quadri’ecc.)… Il movimento futuristico, condotto da artisti poco esperti in politica, s’è tinto talvolta dei colori dell’anarchia. Accanto agli uomini dell’avvenire, , c’erano i ringiovaniti che celavano il putridume estetico sotto la bandiera della sinistra”(28). La prima guerra mondiale divise il mondo tra chi sosteneva la guerra e chi la combatteva, tra chi voleva conservare e difendere il vecchio mondo e chi si batteva per seppellirlo e crearne uno nuovo: “La guerra del 1914 è stato il primo banco di prova sociale. I futuristi russi la ruppero definitivamente con l’imperialismo di Marinetti, che avevano già fischiato durante la sua permanenza a Mosca (1913). I futuristi russi sono stati i primi e gli unici nell’arte russa che, sommergendo gli squilli dei cantori della guerra (Gorodeckij, Gumilev e altri) battendosi contro di essa con tutte le armi.. La guerra ha segnato l’inizio dell’epurazione futurista”(29). La guerra è anche l’incubatrice delle rivoluzioni: “La guerra ha comandato di guardare alla rivoluzione di domani (La nuvola in calzoni). La rivoluzione di febbraio ha approfondito l’epurazione, scindendo il futurismo in ‘destra’ e ‘sinistra’. I destri sono diventati un’eco delle seduzioni democratiche… i sinistri, che aspettavano l’ottobre, sono stati battezzati i ‘bolscevichi dell’arte’ (Majakovskij, Burljuk, Krucionych)(30)”. La posizione sul governo e sul regime democratico parlamentare nato dalla rivoluzione di febbraio divise in due il movimento socialista dell’ex impero zarista: quelli che consideravano conclusa la rivoluzione con la repubblica parlamentare e volevano proseguire la guerra con la Francia e l’Inghilterra, Lenin e Trotsky che volevano rovesciare il governo provvisorio e consideravano la conquista del potere nell’ex impero come la prima tappa della rivoluzione sociale mondiale, senza di questa sarebbe stato restaurato il capitalismo in Russia. La rivoluzione d’ottobre apporta nuova linfa e i futuristi rivoluzionari preciseranno i loro compiti e la loro estetica:“i primi ‘produttori’ futuristi (Brik, Arvatov) e i costruttivisti (Rodcenko, Lavinski): I futuristi, sin dai primi passi..hanno cercato di accordarsi con i gruppi degli scrittori operai (ex-Proletkult) ma questi scrittori credevano (a giudicare dalle loro opere) che lo spirito rivoluzionario si esaurisse in un contenuto propagandistico e sono rimasti, nel campo della forma, dei puri reazionari incapaci di coesione. L’ottobre ha epurato riordinato, riorganizzato. Il futurismo è diventato il Fronte di sinistra delle arti. Cioè ‘noi’. Ottobre ci ha insegnato a lavorare. Fin dal 25 ottobre ci siamo messi al lavoro…Oltre a svolgere un lavoro organizzativo, abbiamo dato le prime opere dell’arte di ottobre ( Tatlin il monumento alla Terza Internazionale; Mistero e buffonata per la regia di Meyerhold; Sten’ka Razin di Kamenskij)…..La rivoluzione ci ha insegnato molte cose. Il Lef sa bene che, per consolidare le conquiste della rivoluzione di ottobre, rinvigorendo Parte di sinistra, esso immetterà nell’arte le idee della Comune e le schiuderà la strada dell’avvenire. Il Lef agiterà con la nostra arte le masse, attingendo da loro la propria forza organizzativa. Il Lef convaliderà le nostre teorie con l’effettiva creazione artistica, elevandone la qualificazione. Il Lef combatterà per un’arte che sia costruzione della vita. Non pretendiamo di avere il monopolio dello spirito rivoluzionario nell’arte. Ci riveleremo nell’emulazione; Noi crediamo nella giustezza nella nostra propaganda e, con la forza delle opere compiute, dimostreremo che siamo sulla giusta strada dell’avvenire”(30).


B) La polemica sui classici, le tesi sulla fusione dell’arte con la produzione e, più in generale, con la vita e il Proletkult


“I problemi sollevati dai teorici del gruppo Lef – osservò Trotsky – riguardo all’arte e all’industria delle macchine, dell’arte che non abbellisce la vita ma la forma, dell’influenza provata sullo sviluppo del linguaggio e la formazione sistematica di parole della biomeccanica, come educatrice dell’attività dell’uomo nello spirito del più grande razionalismo e di conseguenza della più grande bellezza, sono tutti i problemi estremamente importanti e interessanti nella prospettiva dell’edificazione d’una cultura socialista”(31). L’elogio sincero proviene da chi è stato, anche, il suo critico più sincero, insieme a Lenin. La rivoluzione liberando le scienze della natura e della tecnica dal dominio del capitale ha attualizzato le capacità liberatorie di quelle due forze produttive ponendo le condizioni per un’arte che diventi “una tensione gioiosa, che penetrerà i processi produttivi, anche se a prezzo della scomparsa di prodotti speciali dell’arte d’oggi, come il componimento poetico, il quadro, il romanzo, la sonata, ecc.”(32) Al quadro devono subentrare gli oggetti utili; ai romanzi psicologici la novella d’avventura, le memorie, i diari, i taccuini d’appunti: una letteratura del fatto che trova nel giornale un modello e una fonte d’ispirazione; alla lirica sostituire il pezzo d’agitazione e gli slogan; le innovazioni nelle arti visive il ‘cine-occhio’ di Vertov, i fotomontaggi di Rodcenko e il ‘montaggio di attrazioni’ di Ejzenštejn. La tesi del cambiamento globale annunciato nel manifesto del 1909 del Futurismo italiano - che si limiterà a rappresentare nell’arte la ‘civiltà delle macchine - saranno i futuristi del Lef a portare a fondo: “ fabbriche, strumenti, laboratori attendono la venuta degli artisti, che devono offrire modelli di oggetti nuovi mai visti prima. Gli operai sono stanchi di rifare gli stessi oggetti, permeati dallo spirito borghese. Vogliono oggetti nuovi…Occorre organizzare immediatamente istituti di cultura materiale, per dare modo agli artisti di prepararsi a creare nuovi oggetti di uso quotidiano per il proletariato, a elaborare i tipi di questi oggetti, di queste future opere d’arte” scriveva Osip Maksimovi Brik(33). “Il futurismo del Lef è contro ogni misticismo, compreso quello della macchina proprio del futurismo marinettiano, contro la deificazione passiva della natura, contro la pigrizia aristocratica anzi contro ogni forma di pigrizia, contro il sogno ad occhi aperti e i toni lamentosi; è per la tecnica, l’organizzazione scientifica, la macchina, la pianificazione, la volontà, il coraggio, la vitalità, la precisione, è per l’uomo nuovo , armato di tutte queste cose. La connessione tra questa rivolta estetica e la rivolta sociale è diretta: tutte e due s’inseriscono completamente nell’esperienza della vita dalla parte attiva, nuova giovane e non addomesticata dall’intellettualità di sinistra, della bohème creatrice. Il disgusto riguardo al carattere limitato e alla volgarità della vecchia vita ha prodotto un nuovo stile artistico come mezzo per liquidarla…. Ma questa volta, la rivoluzione ha afferrato il futurismo e l’ha spinto in avanti”(34). Il Proletkult ha ben altra opinione. L’Organizzazione Culturale-educativa Proletaria rinnegava tutta l’arte precedente e sosteneva un progetto di arte e cultura proletaria fatta da proletari. La prima contraddizione dell’organizzazione fondata da Aleksandr Aleksandrovi Bogdanov, pseudonimo di Aleksandr Malinovskij, medico e filosofo, con una posizione nel frazione bolscevica, è che Bogdanov era lui stesso un intellettuale, di origini sociali borghesi, che ha dedicato la sua vita al rovesciamento rivoluzionario del capitalismo. Per Michail Kalinin, sostenitore di tutte le scelte di Stalin, futurismo veniva giudicato decadente “respiro premortale dello spirito borghese”(35). Per Bogdanov il passato borghese offuscava la capacità di pensare dei i futuristi: la nuova ‘arte e cultura proletaria’ poteva nascere soltanto dall’operaio autodidatta che continua a lavorare in fabbrica o dagli artisti usciti dal proletariato”(36). Il Proletkult e il Lef negano con contenuti la cultura e l’arte del passato. Il primo, negando astrattamente il passato non riesce a individuarne gli elementi utili allo sviluppo dell’arte della nuova società. Il proletariato deve apprendere criticamente la cultura passata “ tutti gli operai e tutti i contadini - scriveva Majakovskij – comprenderanno un giorno Puskin da cima a fondo (cosa non difficile), e lo intenderanno nel modo in cui lo intendiamo noi del Lef: egli è stato l’espressione poetica più bella, più geniale, più grande del suo tempo. Dopo averlo compreso, smetteranno di leggerlo e lo consegneranno alla storia della letteratura. Allora studierà e conoscerà Puskin solo chi se ne interesserà specificamente sul piano storico”(37) Il Lef rispettava sinceramente il passato ma nutriva un odio implacabile per questo quando si sforzava di sopravvivere. Il Proletkult che pretendeva che le sue tesi fossero riconosciute come la linea del partito risposero Lenin e Trotsky. I giudizi dei due rivoluzionari sono senza appello. Lenin,ommentando i dati drammatici dell’istruzione elementare dal 1897 al 1920, mostra quanto siano astratte le idee del Proletkult: “Mentre noi chiacchieravamo della cultura proletaria e della sua relazione con la cultura borghese, i fatti ci porgono delle cifre le quali dimostrano che anche per ciò che riguarda la cultura borghese le cose da noi vanno molto male. Come si vede, e come c'era da aspettarselo, noi siamo rimasti molto indietro dall'istruzione elementare generale, e perfino il nostro progresso in confronto ai tempi zaristi (1897) è risultato esser troppo lento. Ciò serve da severo ammonimento e da rimprovero all'indirizzo di coloro che facevano e fanno castelli in aria sulla <> . Ciò dimostra quanto lavoro preliminare, urgente ci resta ancora da fare per raggiungere il livello di un ordinario Stato civile dell'Europa occidentale. Ciò dimostra inoltre quale mole di lavoro ci resta ora da compiere per raggiungere effettivamente, in base alle nostre conquiste proletarie un livello di cultura alquanto elevato” (38). La classe operaia non dovrà inventare “una nuova cultura proletaria”, ma dovrà sviluppare ii migliori esempi, tradizioni, risultati della cultura esistente dal punto di vista della concezione marxista del mondo e delle condizioni di vita e di lotta del proletariato nell’epoca della sua dittatura”(39)Trotsky non è inferiore a Lenin nell’individuare le debolezze del Proletkult: “Il solo apprendimento della tecnica letteraria è un passo indispensabile, e che richiede tempo. La tecnica viene accusata da coloro che non la possiedono. Si può dire giustamente che molti giovani poeti proletari non sono loro che dominano la tecnica, ma è la tecnica a dominarli. Per alcuni, i più dotati di talento, è solo una crisi di crescita. Quanto a coloro che non potranno diventare maestri dell'arte, essi appariranno sempre "artificiali", degli imitatori e anche degli affettati. Sarebbe un enormità concludere che i lavoratori non hanno bisogno la tecnica dell'arte borghese. Tuttavia, molti cadono in questo errore. "Donaci – dicono- qualcosa che è nostro, anche scadente, ma che sia il nostro." Questo è falso e fuorviante. L'arte cattiva , non è arte, e quindi i lavoratori non ne hanno bisogno. Il conformista dell’ "arte cattiva,, che porta con sé, infatti, una buona dose di disprezzo per le masse, è molto importante per quel particolare tipo di politici che nutrono sfiducia organica nella forza della classe operaia, ma la lusingano e la glorificano quando "tutto va bene". Dietro le demagoghi, gli innocenti sinceri ripetono innocente formula di semplificazione pseudo-proletaria. Questo non è il marxismo, ma populismo reazionario, tinto appena di ideologia "proletaria". L’arte destinata al proletariato non può essere che essere un'arte di seconda categoria. Dobbiamo imparare, nonostante il fatto che gli "studi" - che si fanno necessariamente presso il nemico - comportano un certo rischio. Dobbiamo imparare, e l'importanza di organizzazioni come il Proletkult, per esempio, deve misurarsi non con la velocità con cui crea una nuova letteratura, ma con il loro contributo al miglioramento del livello letterario della classe operaia, a cominciare dai suoi strati superiori…….I termini quali "letteratura proletaria" e "cultura proletaria" sono pericolosi in quanto artificialmente comprimono l’avvenire culturale nel quadro ristretto del presente, distorcono le prospettive, violano le proporzioni, snaturano i criteri e coltivano in modo molto pericoloso l'arroganza dei piccoli circoli”(40).Le strade del Lef e del Proletkult sono una la negazione dell’altra e quando i contenuti di quest’ultima saranno fatti propri dalla burocrazia stalinista inizierà la persecuzione del Lef e il dominio degli ottusi ripetitori. L’innovazione dello stile, dell’uso di nuovi materiali e nuove tecniche per Majakovskij è inseparabile dal contenuto e il contenuto è la costruzione di una società socialista:
“ Nella poetica dell’arte come <> culmina così, una ricerca esaltante e tormentata, che, in una situazione storica di coraggiosa creatività e slancio costruttivo delle masse popolari, trae le ragioni più profonde dalla necessità di contrastare positivamente le esperienze artistico-letterarie che, in forme disparate, e talora non prive d’interesse,oscillano tra l’estetismo decadentistico e la mimesi naturalistica, dal generoso intento di creare un’arte che partecipi attivamente e con mezzi inediti alla trasformazione rivoluzionaria della società”(41). La ricerca stilistica non diviene mai fine a sé stessa. Nell’editoriale del numero 1 della rivista Lef, scrisse:
“Ma depuriamo il nostro vecchio <>:
- da chi tenta di mutare la rivoluzione nell’arte, che è un aspetto della volontà di ottobre, nell’amore oscarwildiano per la pura estetica, per la pura ribellione,
- da chi astrae dalla rivoluzione estetica solo l’esteriorità dei metodi occasionali di lotta in un nuovo canone e schema;
- da chi, riprendendo le nostre vecchie parole d’ordine, si sforza di assurgere a tutore dell’innovazione quotidiana, trovando per il proprio pegaso acquetato le comode stalle dei caffè;
- da chi si mette alla coda ed è sempre in ritardo di cinque anni, perché raccoglie i frutti secchi del ringiovanito accademismo dai fiori che noi abbiamo gettati via.
Noi ci siamo battuti contro la vecchia vita.
E adesso ci batteremo contro le vestigia di questa vita nell’oggi” (42)


NOTE

22) Majakovskij in A. M. Ripellino, in Poesia straniera del Novecento, a cura di A. M. Ripellino, Garzanti, Milano 1961;
23) Gabriele D'Angeli, A 120 anni dalla nascita di Majakovskij. In ricordo del poeta della rivoluzione, Rivista Falce e Martello, luglio 2013;
24) Majakovskij, Burljuk, Kamenskij, Decreto n. 1 sulla democratizzazione delle arti(1918), Opere, vol.1, pag. 756;
25) Majiakovskij, Ordinanza all’esercito dell’arte(1918), opere, vol.1, p.p. 150-151;
26) Ignazio Ambrogio, Majakovskij: poesia e rivoluzione, in Poesia rivoluzione di Ignazio Ambrogio, p.p. 25-26, Editori Riuniti 1970;
27) in, Mario De Micheli, Le avanguardie artistiche del Novecento, pag. 411, Feltrinelli, 1988;
28) ivi,p.p. 412;
29) ivi, 412-413;
30) ivi,413;
31) Trotsky, Il Futurismo, cap. IV, Letteratura e rivoluzione, Marxist Internet Archive;
32) Tretjakov, in Ignazio Ambrogio, Majakovskij: poesia e rivoluzione, in Poesia rivoluzione di Ignazio Ambrogio, pag. 34, Editori Riuniti 1970;
33) Osip Maksimovi Brik, in Tomas Maldonado, Disegno industriale: un riesame, Feltrinelli;
34) Trotsky, Il Futurismo, cap. IV, Letteratura e rivoluzione, Marxist Internet Archive;
35) Kalinin, in Ignazio Ambrogio, Majakovskij: poesia e rivoluzione, in Poesia rivoluzione di Ignazio Ambrogio, pag. 29, Editori Riuniti 1970. Michail Kalinin fu dal 1919 al 1946 presidente del presidium del soviet supremo;
35) Kalinin, in Ignazio Ambrogio, Majakovskij: poesia e rivoluzione, in Poesia rivoluzione di Ignazio Ambrogio, pag. 29, Editori Riuniti 1970. Michail Kalinin fu dal 1919 al 1946 presidente del presidium del soviet supremo;
36) Bogdanov, in Ignazio Ambrogio, Majakovskij: poesia e rivoluzione, in Poesia rivoluzione di Ignazio Ambrogio, pag. 29, Editori Riuniti 1970. Bogdanov, sostenitore di un classismo sociologico, ebbe una polemica con Lenin su questioni filosofiche. Il medico bolscevico, in quest’occasione, sosteneva la filosofia antimaterialistica del fisico Ernst Mach, fisico e membro dell’accademia delle scienze dell’impero asburgico. Date le sue posizioni, Mach negava che non si potesse affermare l’esistenza dell’atomo. Questo fisico è stato sonoramente smentito dalle tecniche che derivano dallo studio dell’atomo e delle particelle subatomiche: dai transistor ai laser ecc…
37) Majakovskij, Gli operai e i contadini non vi comprendono, in Ignazio Ambrogio, Majakovskij: poesia e rivoluzione, in Poesia rivoluzione di Ignazio Ambrogio, p.p. 159-160, Editori Riuniti 1970;
38) Lenin in Paginette di diario, Pubblicato nella Pravda, n. 2, 4 gennaio 1923, https://www.marxists.org/italiano;
39) Lenin, in Poesia rivoluzione di Ignazio Ambrogio, pag. 32, Editori Riuniti 1970;
40) Trotsky, La culture prolétarienne et l'art prolétarien, Letteratura e rivoluzione, Marxist Internet Archive;
41) Ignazio Ambrogio, Poesia rivoluzione, pag. 32, Editori Riuniti 1970;
42) Majakovskij, Chi azzanna il Lef?, in Poesia rivoluzione di Ignazio Ambrogio, pag. 93, Editori Riuniti 1970;

Partito Comunista dei Lavoratori - Sezione di Sassari

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