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Via il boia Erdogan! Per il diritto all'autodeterminazione del popolo kurdo!

Il PCL partecipa alla mobilitazione nazionale a Roma il 24 settembre a sostegno del popolo kurdo, delle sue rivendicazioni democratiche, contro l’imperialismo e i regimi reazionari della regione.

24 Settembre 2016

Volantino che verrà distribuito dal PCL durante la manifestazione.

kurdi

Kurdi

Video dello spezzone PCL alla manifestazione.


Il popolo kurdo è stato diviso un secolo fa dalle potenze coloniali ed è oppresso in almeno quattro
paesi: Siria, Iraq, Iran, Turchia. Tutti questi paesi sono coinvolti, assieme ad Arabia Saudita,
Emirati del Golfo, Israele nella crisi irrisolta del Medio Oriente. La contesa mediorientale vede
coinvolti per l’egemonia regionale da un lato Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Israele, dall’altro l’Iran,
Hezbollah (Libano) e la Siria di Assad, sostenuti rispettivamente da un lato dall’imperialismo
statunitense ed europeo e dall’altro dall’imperialismo russo (e in modo più defilato cinese) che
intervengono sia direttamente che attraverso formazioni locali. La Siria, dopo la deviazione
reazionaria e la sconfitta della rivoluzione araba, è attualmente crocevia di fronti di guerra
intrecciati e sovrapposti, e teatro delle principali contraddizioni della situazione internazionale.
Nessun regime locale e nessuna potenza imperialista ha reale interesse a sostenere la liberazione
e ancora meno l’unificazione del popolo kurdo.
La guerra condotta dalle forze popolari kurde, la partecipazione armata delle donne a difesa del
Rojava, contro il fascismo islamista dell’ISIS e di altre organizzazioni salafite e reazionarie,
rappresenta l’elemento progressivo e di estrema importanza nell’attuale contesto di guerre
intrecciate e sovrapposte.
Il movimento kurdo nella regione è politicamente diviso: il PDK di Barzani (Iraq), conservatore, e il
PKK, progressista, sono le principali organizzazioni nazionaliste nella regione, in competizione per
la direzione del movimento nazionale kurdo. Queste forze negoziano con Assad, con la Francia,
con gli USA, con la Russia per riceverne il sostegno al proprio progetto nazionale. Una speranza
mal riposta e fonte di ricorrenti frustrazioni e sconfitte storiche.
La Turchia di Erdogan, promotrice di un proprio disegno di potenza neo-ottomana nella regione,
non ha esitato, insieme all’Arabia Saudita, a sostenere i fascisti islamici dell’ISIS. Questo progetto
non può sopportare nessuna forma di autodeterminazione kurda, sia all’interno che all’esterno dei
suoi confini. Dopo il fallimento del colpo di Stato, Recep Tayyip Erdogan ha operato una
repressione senza precedenti finalizzata a liquidare l’opposizione democratica, in particolare della
minoranza kurda, imporre un regime autoritario e ricomporre le alleanze internazionali. Quindi ha
continuato a reprimere nel sangue la rivolta dei kurdi in Turchia e ha invaso la Rojava per spezzare
in Siria ogni ipotesi di autonomia kurda. Dopo l’apparente svolta di Erdogan contro l’ISIS, gli USA
hanno voltato le spalle al movimento kurdo della Rojava, scegliendo la Turchia quale sicuro
bastione della NATO. È evidente che ogni attore si muove con duttilità e spregiudicatezza al solo
fine di difendere e rafforzare il proprio peso politico in funzione dei futuri nuovi equilibri.
Nell’attuale contesto imperialista non c’è soluzione progressiva alla questione palestinese senza la
distruzione rivoluzionaria dello Stato sionista, così come non c’è soluzione progressiva della
questione kurda in un Kurdistan indipendente senza la messa in discussione degli equilibri e dei
confini statuali disegnati dalle potenze coloniali. Questa rivendicazione democratica è realizzabile
solo nel quadro di una soluzione socialista, nella prospettiva di una federazione socialista del
Medio Oriente. Solo la classe lavoratrice, ponendosi alla testa dei popoli oppressi della regione,
può realizzare i compiti democratici della rivoluzione (autonomia dall'imperialismo,
autodeterminazione nazionale, riforma agraria radicale...). Solo un partito rivoluzionario e
internazionalista, forte della teoria della rivoluzione permanente, può dirigere questo processo. In
alternativa, come i fatti dimostrano, in presenza di una direzione borghese c’è la ridefinizione della
carta geografica del Medio Oriente per mano dell'imperialismo, dell'ISIS, del sionismo, del progetto
neo-ottomano turco.
NESSUNA FIDUCIA NEGLI IMPERIALISMI!
PER UN KURDISTAN UNITO E INDIPENDENTE!
PER UNA FEDERAZIONE SOCIALISTA DEL MEDIO ORIENTE!

Partito Comunista dei Lavoratori

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