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Colombia: radiografia dell'accordo di pace

19 Settembre 2016

da Prensa Obrera

FARC

Il governo colombiano e il movimento di guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC) hanno annunciato un accordo di pace nelle negoziazioni che si tenevano da tre anni a L'Avana, con il beneplacito della comunità internazionale.

Il conflitto colombiano, lungo più di cinquant'anni, ha causato più di duecentomila morti e decine di migliaia di desaparecidos. Durante il conflitto, l'oligarchia fondiaria ha provocato l'allontanamento forzato dai campi di milioni di persone e si è impadronita, con l'utilizzo di forze paramilitari, di circa sei milioni di ettari di terra.
È bene sottolineare che l'accordo di pace si riferisce solamente alla fine del conflitto con il movimento guerrigliero: l'imperialismo continuerà a dare supporto militare allo stato colombiano.


L'ACCORDO

L'accordo fissa una serie di meccanismi per regolare il reinserimento dei guerriglieri delle FARC nella vita civile, e stabilisce la creazione di una Giurisdizione Speciale di Pace con pene lievi per i colpevoli di reati gravi in cambio di informazioni. Gli altri reati saranno direttamente amnistiati.

Questo vale sia per i guerriglieri che per i militari e i civili (paramilitari) coinvolti nel conflitto.

Al contempo, l'accordo assicura fino al 2026 una rappresentanza politica delle FARC di dieci seggi alla Camera e al Senato.

Per quanto riguarda la politica agricola, si stabilisce la creazione di un bacino di tre milioni di ettari di terre (costituito da terreni incolti, terre illegali espropriate, donazioni e terre di riserva forestale) puntando sostanzialmente ad una omogeneizzazione del territorio e alla regolarizzazione della mappa catastale rurale, all'interno di un panorama di irregolare definizione proprietaria delle risorse agrarie del paese. Si stima che circa il 60% dei terreni non abbiano un proprietario o che siano detenuti in regime di proprietà informale. Si stabilisce, inoltre, la creazione di riserve contadine, così come di sussidi e crediti per l'accesso alla terra.


È L'ECONOMIA...

Analizzato nell'insieme, l'accordo implica una rinuncia delle FARC a perseguire il loro principale obiettivo. La riforma agraria è sostituita da una serie di misure per la regolarizzazione proprietaria dei terreni che non altera il latifondo e non garantisce lo smantellamento di una serie di grandi "narcopossedimenti" - come li ha definiti Gustavo Petro, ex sindaco di Bogotà - che dominano milioni di ettari. La rivista Semana ha acutamente sintetizzato in questo modo: "Nessuno dei termini dell'accordo mette in questione l'agroindustria, né la grande proprietà, né, tantomeno, la proprietà privata; al contrario, stabiliscono la necessità di regolare titoli di proprietà sul suolo per raggiungere un vero sviluppo economico".

Al contrario, la pacificazione della campagna colombiana è vista come un'opportunità dalla borghesia locale per lo sviluppo di affari nel campo della coltivazione di soia e biocombustibili.

A titolo d'esempio, il produttore di soia Gustavo Grobocopatel è stato convocato dal presidente Juan Manuel Santos e ha proposto un piano "per la coltivazione di tre milioni di ettari di terreni per la produzione di soia, mais e riso in terre che si trovavano in conflitto con le FARC e che ora rientrano nella zona di pace" (La Naciòn, 2/7)

Alla base degli accordi c'è una costellazione di interessi agrari, petroliferi e minerari. Il giornale El Paìs si è fatto promotore di un tavolo per la pace incoraggiato da BBVA e da Telefonica.

Ad ogni modo, l'accordo si materializza in un momento di crollo dell'attività di estrazione mineraria e petrolifera e di riduzione del prezzo delle commodities su scala mondiale.


FRONTE DIPLOMATICO

Le FARC hanno anche rinunciato alla formazione di un'Assemblea Costituente che rivendicavano all'inizio dei negoziati, accodandosi al voto di ratificazione degli accordi portato avanti dal presidente Santos.

Il movimento guerrigliero è arrivato a tale processo e ha negoziato in condizioni di estrema debolezza politica e organizzativa. “La strategia iniziale di combattere le FARC come se non fossero in corso negoziati di pace a L'Avana - scrive un editoriale di El Paìs - ha rivelato quanto questa fosse un successo" (25/8). I cessate il fuoco del movimento guerrigliero restarono inascoltati fino alla fine dal governo, che continuò a bombardare e massacrare i combattenti delle FARC.

Gli accordi con le FARC sono stati mossi da un vasto fronte diplomatico che ha incluso Hugo Chávez, Fidel Castro, Barack Obama, il Vaticano e la UE. In queste condizioni, gli intenti belligeranti dell'ex presidente Alvaro Uribe sono rimasti isolati.

Obama, che aveva fermamente appoggiato l'attacco frontale di Uribe (e dell'allora ministro della difesa Santos), ha poi virato tatticamente verso una specie di "fronte popolare extra-nazionale", che ha trovato un'altra delle sue espressioni nella riapertura delle negoziazioni con Cuba.

È in funzione di questa prospettiva più generale che si giunge ad integrare le FARC entro l'"ordine democratico".


OSTACOLI

In tutto ciò, la ratifica dell'accordo dipende dal voto che si terrà il 2 ottobre.

Alcuni sondaggi stimano un voto equamente diviso in due, fattore che aprirebbe una crisi politica enorme.

Il settore che fa propaganda per il No, il Centro Democratico di Uribe, denuncia che si avrà l'impunità per i miliziani delle FARC e rifiuta la possibilità che il movimento guerrigliero possa partecipare alla vita politica. Tuttavia il motore di un potenziale insuccesso di Santos alle urne deve ricercarsi più facilmente nel malcontento popolare verso il suo governo - che raccoglie, secondo alcuni sondaggi, un giudizio negativo da parte del 76% degli intervistati - come risultato di misure antipopolari che coincidono con il periodo di rallentamento economico.

Di fronte a questa situazione, il governo ha ridotto al 13% degli aventi diritto il quorum necessario alla ratifica degli accordi.

Per allontanare i pericoli di un insuccesso referendario, si è messa in moto una macchina mediatica che include visite ed eventi con capi di Stato esteri durante la campagna elettorale.


GUERRIGLIERISMO E SOCIALISMO

L'accordo con le FARC pone fine a una lunga esperienza di lotta armata che ha origine nelle dure lotte contadine per la terra degli anni '50, ma che si orientò fin dai suoi albori verso una politica di collaborazione di classe con la borghesia nazionale.

Il fallimento dell'esperienza guerrigliera torna a dimostrare che le rivendicazioni nazionali e democratiche possono essere conseguentemente sviluppate solo dal proletariato organizzato in partito, a capo di tutte le altre forze sfruttate e nel quadro della lotta per la rivoluzione socialista.

Gustavo Montenegro

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