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Il significato politico del documento von der Leyen e Le Drian sulla politica militare dell’Unione Europea

16 Settembre 2016

Gli eventi politici che si sono svolti dalla riunione anti-austerità di Atene (8 settembre), convocata dall’idolo greco della sinistra radicale, Tsipras, – a cui hanno partecipato Hollande, capi socialdemocratici dell’Europa del sud e l’ex democristiano M. Renzi – fino alla pubblicazione sulla stampa il 12 e il 13 settembre di un rapporto di sei pagine, con le firme dei ministri della difesa tedesca e francese inviato al commissario della politica estera dell’UE, Federica Mogherini evidenziano:
1)di quanto poco siano tenuti in considerazione dai vertici economico-militari del grande capitale quei dirigenti politici della socialdemocrazia che, spaventati dalle mobilitazioni popolari (per es. gli scioperi francesi) e dal malcontento crescente, invocano una maggiore flessibilità della politica economica del direttorio UE, i cui criteri furono fissati a Maastricht nel febbraio del 1992;
2) che quanto più falliscono le misure volte a superare la crisi della valorizzazione e, nel contempo le stesse diventano fattori di aggravamento (Q.E.) tanto più si va avanti nel militarismo e nella guerra.
Schauble, cane da guardia del grande capitale, sulla riunione di Atene ha dichiarato che “quando i leader socialisti si incontrano, per lo più non viene fuori nulla di molto intelligente”; per Manfred Weber, capogruppo dei popolari nel parlamento europeo, quella riunione era uno dei “soliti giochetti” di Tsipras per limitare le misure di rientro del debito.
L’incontro ateniese “anti-austerità” nello stato italiano è stato enfatizzato dai media, ma come è nato, è già morto. Roba per dare da parlare alla sinistra radicale. Chi pensa che le forze della socialdemocrazia che vogliono attenuare l’offensiva dell’aristocrazia finanziaria possano avere qualche chance non tiene in minima considerazione la politica militare ed il contesto spazio-temporale della sua azione. Il rapporto dei ministri francese e tedesco un segno di accelerazione verso la guerra e un’intensificazione dell’attacco alla libertà d’azione del movimento operaio. Il rapporto sulla politica militare europea va relazionato al Libro bianco della difesa tedesca 2016 che per il prossimo anno prevede un’operazione congiunta di polizia ed esercito all’interno dello stato e con la proposta che gira nei vertici politico-militari tedeschi di ripristino della leva, presente, anche, nel programma di Sarkozy. Il ministro della difesa francese, Jean-Yves Le Drian, è un attivo e convinto sostenitore del militarismo e “la sua profonda conoscenza in materia militare e di Difesa hanno impressionato anche Sarkozy che per ben tre volte provò, invano, a nominarlo capo dell’Esercito”(M. Zanon, Corsera). Il ministro della difesa, che ha un peso determinante nel governo Hollande -“ha convertito la “gauche molle” di Hollande ai temi della Difesa e della Sicurezza”(M.Zanon)- sicuramente non ha condiviso la partecipazione del presidente francese alla riunione “anti-austerità” di Atene. Un allentamento dell’austerità significherebbe meno soldi per l’esercito e per la guerra. Secondo un rapporto della Brown Universit, complessivamente, i governi democratici e repubblicani degli Usa hanno speso dal settembre del 2001 cinque trilioni di dollari. Quest’aumento delle spese militari conciso coi tagli alla spesa scolastica, sanitaria, con drastici attacchi al salario. A quei cinque trilioni vanno aggiunti i soldi dati per nuovi armamenti, tipo i droni, alla polizia. La sinistra radicale inganna le masse perché vuol far credere che sia possibile un governo che faccia una politica anti-austerità e che non faccia la guerra, a meno che non si tratti di quella all’ISIS. E’ la sinistra radicale che ha liquidato la caratteristica della nostra epoca: guerre imperialiste mondiali e rivoluzioni. Valga per tutta la sinistra radicale l'affermazione di Daniel Bensaid secondo cui l’Onu, non più maschera ipocrita dell’imperialismo, “va riformata e democratizzata per tener conto del nuovo paesaggio planetario. Come l’antiparlamentarismo non impedisce di proporre riforme legislative democratiche, la critica delle istituzioni internazionali non impedisce di esigere un rafforzamento dei poteri dell’assemblea, una riforma del consiglio di sicurezza e la soppressione del suo Consiglio permanente” (dicembre 2001). La paura del piccolo borghese, camuffato da “marxista critico”, è una cattiva consigliera perché porta, dritta dritta, al tradimento.
Il documento franco-tedesco propone l’unificazione degli eserciti europei sotto un unico comando. I vertici francesi e tedeschi hanno approfittato dei risultati del referendum inglese per riprendere l’iniziativa di una politica militare europea che riequilibri i rapporti di forza tra il grande capitale europeo e quello Usa in vista di un’intensificazione dell’aggressione al mondo arabo, alla Russia ed alla Cina. In Germania la stampa reazionaria ha accusato il Regno Unito e gli USA di aver ostacolato un esercito europeo parallelo alla Nato. Il generale in pensione Vincenzo Camporini ha considerato i risultati del referendum inglese favorevoli per rilanciare l’esercito europeo. Camporini è uno dei quattro ufficiali che nel 1999 furono incaricati di redigere un modello di esercito europeo. Nel 1999 in seguito al bombardamento della Nato in Sebia i vertici europei si resero conto di essere nulla sul piano militare e fu rilanciata la politica militare comune che si arenò.
C’è però un problema da risolvere: l’armamento nucleare francese. Il grande capitale gallico è disposto a condividere le armi nucleari con quello tedesco? Il 27 maggio 1952 fu firmato a Parigi il Trattato istitutivo della Comunità Europea di Difesa dai rappresentanti dello stato francese, della Germania, del Belgio, dei Paesi Bassi, del Lussemburgo e dello Stato Italiano. Prevalse, per i rapporti di forza, la Nato. Oggi i rapporti tra Europa e Usa sono modificati. L’opposizione di Chirac e di Schroeder alla guerra in Iraq quarant’anni fa era impossibile. Quell’opposizione fu resa posibile solo dal crollo dell’URSS.I contrasti fino a quel momento sopiti emersero e i costi alla soluzione militarista della crisi sono addossati alla classe operaia e alle masse popolari. Il proletariato rivoluzionario europeo non deve arrivare impreparato all’iniziativa borghese per il ripristino dell’esercito di leva. Saranno di grande aiuto le discussioni di Trotsky, nei suoi ultimi due anni di vita, con i militanti del Socialist Worker Party.

Gian Franco Camboni

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