Dalle sezioni del PCL

Sul dissesto dell'aministrazione provinciale di Pistoia

L'ipocrisia delle istituzioni politiche borghesi

10 Agosto 2016
dissesto pistoia

Il dissesto finanziario della Provincia di Pistoia ci spinge a fare alcune considerazioni di merito e di carattere più generale che evidenziano l’ipocrisia della classe politica istituzionale locale e nazionale.

Patetica e ipocrita la scena che vede il Presidente della Provincia di Pistoia insieme agli altri Sindaci lamentarsi del dissesto finanziario della Provincia pistoiese e promettere per settembre un pellegrinaggio romano dove chiedere l’elemosina per rimpinguare quelle casse locali sempre più impoverite da uno Stato padrone e predone.
Patetica perché questi Amministratori degli Enti locali non sanno più che pesci prendere, dopo aver assecondato in tutto e per tutto una politica da banditi messa in atto dai vari governi succedutisi fino ad oggi e che vede il dissanguamento dei lavoratori con conseguente impoverimento generale della popolazione. Ufficialmente quella politica di sacrifici, peraltro sempre a carico delle classi più deboli, serve a ripianare la voragine del debito pubblico attraverso l’emissione di titoli di stato che sono detenuti in massima parte dalla grande borghesia economica e finanziaria, dalle banche e dalle assicurazioni e che proprio per questo – a causa del loro strozzinaggio legalizzato nei confronti dello Stato – è in continuo e inarrestabile aumento. A causa di questo sono state quasi del tutto prosciugate le casse della Sanità, della Scuola, dei Trasporti Pubblici e di qualsiasi altro servizio essenziale finanziato dalla fiscalità generale che, come è ormai assodato, è sostenuta nella quasi totalità, da lavoratori e dai pensionati. I quali, paradossalmente, si trovano loro malgrado a finanziare i loro sfruttatori, i loro nemici di classe. Non solo, ma in quel circuito perverso, di quei tagli ai servizi pubblici ne hanno beneficiato i privati che si sono visti appaltare e assegnare qualsiasi servizio a partire da quelli comunali.
Ipocrita in quanto questi Amministratori pubblici di fronte a questioni tecniche che li coinvolgono direttamente, come la chiusura di bilancio, cercano di passare come vittime quando invece hanno assecondato lo svuotamento dei propri Enti locali che ad oggi sono incapaci, per mancanza di personale, di ottemperare ai lavori più banali. E che anche per questo devono chiedere quell’intervento di privati in precedenza segnalato. Che in moltissimi casi, per giustificare un presunto e fittizio risparmio senza compromettere i loro profitti, operano con grave insufficienza rifacendosi spesso sui loro stessi dipendenti che lavorano al limite del caporalato e in molti altri casi in condizioni di semi schiavitù attraverso il ricatto della disoccupazione.
In verità questa volontà politica mira coscientemente alla distruzione di ogni tutela e valorizzazione della cosa pubblica per permettere al capitale privato, alle banche e ai gruppi finanziari, di trarre profitto da ogni risorsa presente nei territori. In questa operazione di saccheggio gli Amministratori pubblici si sono visti assegnare il ruolo di meri esecutori di direttive impartite dall’alto a sostegno di quegli interessi economici e finanziari che continuano a decidere chi e come deve governare. L’ipocrita rito delle elezioni borghesi, che vista la proprietà dei grandi mass media totalmente nelle mani del Capitale, assomiglia sempre più ad una farsa, serve unicamente a mettere le varie Istituzioni nelle mani di Partiti organici al potere capitalistico. Partiti che da quel potere sono in varia misura tutti foraggiati, legalmente e illegalmente.
Una vera e propria lotta di classe condotta dalla grande borghesia capitalistica a danno delle classi sociali più deboli compresa la più o meno piccola borghesia. Con quest’ultima che si oppone blandamente a quel dominio per ciniche ragioni di opportunismo della propria classe e non certo in unione o in solidarietà con la classe lavoratrice. Non è la giustizia sociale che la spinge ad opporsi al grande capitale ma la paura di scivolare sempre più profondamento fra il proletariato in un percorso inverso rispetto a quella che è la sua vera aspirazione sociale. Anche per questo lo sfogo di questi borghesucci si volge populisticamente verso gli immigrati, verso la “casta politica” e addirittura verso disoccupati, visti più come un peso che come vittime del sistema.
Il celeberrimo “Patto di Stabilità”, che altro non è che l’arma più diretta a smantellare l’apparato pubblico, è stato solo blandamente contrastato dall’ANCI e dai Sindaci in quanto diversamente avrebbe significato opporsi apertamente contro quei governi amici e di partito che lo hanno imposto su direttiva delle politiche capitalistiche europee e mondiali.
Per rafforzarlo si è addirittura giunti ad assestare un colpo mortale a una Costituzione che, se pur di natura sostanzialmente borghese, poneva almeno formalmente dei paletti che ne limitavano l’applicazione totale in un’ottica liberale e capitalistica. Infatti, con la legge costituzionale n. 1/2012 approvata dal Parlamento senza passare da una consultazione popolare, il “Pareggio di bilancio” è stato inserito nella Carta costituzionale togliendo definitivamente ogni illusione di poter contrastare “democraticamente” lo strapotere dittatoriale del capitalismo
Adesso che questa politica di rapina ha messo spalle al muro chi ha l’obbligo di mantenere i servizi provinciali, in primis quello riguardante l’istruzione scolastica, ci si mostra arrabbiati e amareggiati tanto da decidere d’intraprendere una passeggiata romana nella speranza di ottenere il minimo vitale affinché le strade siano ancora percorribili e le scuole agibili. Rabbia e amarezza che nascondono invece la paura di un fallimento amministrativo che precluderebbe carriere politiche, comunque servili verso il capitalismo.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, in coerenza con i principi del marxismo rivoluzionario che ispirano la sua pratica politica anticapitalista, rigetta queste imbarazzanti manifestazioni da politicanti e invita lavoratori e disoccupati a ribellarsi, a rifiutarsi di sostenere un sistema economico e politico fallito che non solo li sta svuotando delle proprie risorse materiali ma li sta privando anche della loro stessa dignità. Sempre più persone e lavoratori iniziano a prendere coscienza di questo processo di devastazione e desertificazione sociale.
Purtroppo però le energie che da tale comprensione vengono sprigionate sono sprecate e depotenziate in comitati locali o movimenti di lotta quasi fini a se stessi, molte volte senza una visione precisa sul da farsi e sugli scopi da raggiungere. E soprattutto sganciati da ogni obiettivo strategico di reale “abolizione” di questa società.
Da comunisti conseguenti invitiamo quindi i lavoratori, i disoccupati e l’intero proletariato ad abbandonare ogni illusione di poter riformare o comunque condizionare questo sistema sociale, tantomeno attraverso lo strumento elettorale che, come abbiamo visto in precedenza, rende ancor più velleitaria quella aspirazione.
Solo un cambiamento radicale della società può invertire la rotta verso la fame e la disperazione a cui il capitalismo ci sta indirizzando. Solo alimentando le lotte sociali e quindi rimettendo al centro del fare politico la lotta di classe i lavoratori, i disoccupati e le classi più disagiate potranno ambire a un futuro di lavoro e di dignità per loro e per i propri figli.
In caso contrario ci sarà da attendersi solo un aumento della violenza e miseria sociale, le sole cose che la grande borghesia è in grado di garantire al proletariato e alle classi più deboli, vista la crisi ormai irreversibile che il capitalismo sta attraversando ad ogni latitudine e che, come sistema sociale, non ha più niente da dare ma solo da togliere.
I lavoratori, i disoccupati e tutti i proletari non hanno niente da perdere dalla lotta, se non le loro catene e quelle che imprigionano anche il futuro delle prossime generazioni.
Solo la classe lavoratrice può sconfiggere il Capitale e solo la Rivoluzione è l’arma con cui poter vincere.

Socialismo o barbarie!

M. Conti – M. Capecchi - Partito Comunista dei Lavoratori - Sezione di Pistoia e Prato

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