Dalle sezioni del PCL

Elezioni comunali di Milano: il programma rivoluzionario e anticapitalista del PCL.

25 Maggio 2016

Proponiamo vari contributi politici della sezione di Milano e del candidato sindaco PCL, Natale Azzaretto.



DALLA PARTE DEI LAVORATORI




CONTRO IL CAPITALISMO




Il Partito Comunista dei lavoratori (PCL) si presenta autonomamente alle elezioni comunali con il proprio candidato sindaco.




Il capitalismo ha fallito e scarica il proprio fallimento sulle condizioni di vita e di lavoro della maggioranza della società. Ovunque precarietà sociale, distruzione dei diritti sindacali, aumento dello sfruttamento. Ovunque avanza l'aggressione alla salute e all'ambiente. Mentre tornano venti di guerra e ideologie xenofobe.




Chiunque amministri questo sistema sociale nel rispetto delle sue regole del gioco finisce col dispensare sacrifici e miseria. Accade con i governi delle “destre”, ma anche coi governi di “sinistra”. Accade con i governi nazionali, ma anche coi governi locali. Ovunque tagli sociali, privatizzazioni, sacrifici, per pagare il debito alle banche, ingrassare la grande industria, ed anche finanziare le tangenti della corruzione. Che è inseparabile dal sistema capitalista, fondato sulla dittatura del profitto.




Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) è l'unico partito a contrapporsi apertamente a questo sistema fallito, per un'alternativa di società e di potere: per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, su scala nazionale e locale, che riorganizzi la società dalle fondamenta, in funzione della soddisfazione dei bisogni, non del profitto. Per una società socialista.




Per questo siamo l'unico partito che non ha mai tradito i lavoratori, che non ha mai preso parte a governi o giunte di rapina. A differenza di quelle sinistre che hanno scambiato ministeri e assessori con la svendita di chi le aveva votate.




Per questo ci presentiamo autonomamente, sulla base di un nostro autonomo programma anticapitalista. Sempre e solo dalla parte dei lavoratori e di tutti gli sfruttati.




Ogni voto dato al nostro partito sarà investito coerentemente in questa prospettiva. L'unico voto che non viene disperso è il voto che non sarà tradito.




VOTA PER UNA POLITICA INTRANSIGENTE A FAVORE DEL LAVORO




VOTA




PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI




La Milano che vogliamo: per una battaglia rivoluzionaria anche sul terreno delle elezioni comunali.




Il Partito Comunista dei Lavoratori è l'unico partito della sinistra che nel 2011 si è presentato autonomamente a Milano, in controtendenza rispetto al vento della primavera arancione di Pisapia che in questi 5 anni ha illuso e tradito le aspettative e le speranze di cambiamento del popolo della sinistra e delle fasce più deboli della città.




Ci presentiamo quindi con gli obiettivi che servono ad un rilancio delle lotte e dell’opposizione sociale a Milano:




No al patto di stabilità interno e al rispetto del debito pubblico verso le banche speculatrici , recuperiamo le risorse che servono ad investire nei servizi pubblici e locali




Contro le privatizzazioni delle aziende municipalizzate, vogliamo anche che quelle già privatizzate tornino pubbliche, in modo che gli utili che ne derivano siano riutilizzati per il bene sociale.




Stabilizzazione dei contratti di lavoro di tutti i lavoratori dell’ente e delle municipalizzate, basta con i contratti precari e contro l’affidamento di incarichi a privati esterni all’ente.




Formazione di una consulta cittadina popolare con mandato decisionale da parte dei cittadini per le scelte di politica economica e di bilancio della città.




Per un nuovo piano casa, che preveda oltre al recupero del patrimonio immobiliare comunale anche la requisizione delle case sfitte, a partire da quelle delle grandi immobiliari, per porle a disposizione della popolazione povera e bisognosa.




Abbattere i privilegi istituzionali, le cariche elettive devono essere remunerate con stipendi non superiori a quello di un impiegato comunale e revocabile in qualsiasi memento




Rivendichiamo una legge elettorale pienamente proporzionale, per il massimo della democrazia e della rappresentatività, l'elezione della città metropolitana e il diritto di voto per i lavoratori e gli studenti pendolari




Il nostro candidato sindaco sarà Natale Azzaretto




Insegnante di scuola media e Rsu scuola, da sempre impegnato nel sindacato e in prima linea nelle battaglie contro le riforme con le quali i governi borghesi hanno messo sotto attacco la scuola pubblica e il diritto allo studio per tutti. Battaglie sindacali che il compagno Azzaretto ha combattuto contro i piccoli e grandi interessi delle varie burocrazie sindacali e battendosi sempre con coerenza per un sindacato dei lavoratori e per i lavoratori e una scuola pubblica di qualità.




GOVERNINO I LAVORATORI




NON I MANAGER E I BANCHIERI




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Perché il Partito Comunista dei Lavoratori




alle elezioni comunali di Milano







Programma politico del PCL










Il Partito Comunista dei Lavoratori partecipa alle elezioni comunali di Milano con un punto di vista alternativo: quello dei lavoratori e delle lavoratrici, dei nativi e degli immigrati, dei giovani, dei precari e dei disoccupati, dei pensionati, in contrapposizione alle esperienze dei governi dei partiti di centrodestra e di centrosinistra e contro le tre destre che oggi dominano la scena politica, quelle di Renzi, Grillo e Salvini.







Non è attraverso il ricorso alle urne elettorali che il mondo del lavoro si libererà dallo sfruttamento. Tuttavia, il terreno elettorale può dare visibilità e voce a una proposta d'azione rivoluzionaria, di classe, facendola conoscere a più ampi settori di massa e favorendo l'organizzazione attorno ad essa degli strati più coscienti dei lavoratori e dei giovani. Questa è la ragione della nostra presentazione alle elezioni, in opposizione a tutti gli altri partiti.







A differenza di ogni altra forza politica non siamo a caccia di assessorati e prebende a braccetto col PD. Non siamo alla ricerca di pacche sulle spalle da parte di ambienti benpensanti, né della loro legittimazione. Noi non abbiamo altro interesse da difendere che l'interesse dei lavoratori. Non facciamo politica per prendere voti, ma chiediamo voti per una politica. Una politica intransigente per la difesa del lavoro.







Siamo l'unico partito della sinistra italiana a non aver mai tradito i lavoratori. A non aver mai votato, in cambio di ministri, missioni di guerra, sacrifici sociali, regalie alle banche. A non aver mai votato, in cambio di assessorati, tagli alla sanità, privatizzazioni dei trasporti, rincaro delle tariffe. Siamo stati e saremo sempre e ovunque a ogni livello, da una sola parte: dalla parte degli sfruttati contro gli sfruttatori, contro i loro governi nazionali, contro le loro giunte locali. Non abbiamo l'ambizione di allearci o di non farci scaricare dal PD di Renzi che sta dirigendo l'ultimo atto – definitivo – di un disegno generale di distruzione dei diritti fondamentali del lavoro e di vera e propria guerra ai lavoratori, senza che nessuno, dentro il suo partito o in quella che vorrebbe essere la sinistra italiana, abbia intenzione di opporsi a lui fino in fondo. Abbiamo un’ambizione ben più grande: unire tutti gli sfruttati contro tutti i loro avversari, per realizzare una società a misura d'uomo. Una società socialista.







Questa intransigenza e questa coerenza non sono un vanto ideologico. Sono l'unica risorsa perché i lavoratori e la sinistra possano tornare a vincere e a ribaltare i rapporti di forza. La sinistra non ha perso perché troppo divisa. Ha perso perché ha cessato di essere tale, di essere sinistra. Negli ultimi vent'anni, più di una volta tutte le sinistre sono state unite al governo. E una volta arrivate al governo tutte le sinistre hanno votato leggi di precarizzazione, leggi contro i lavoratori e contro i giovani, leggi finanziarie lacrime e sangue, guerre. Altro che sinistre divise! Tutte le sinistre sono state o sono oggi unite, al di là delle diverse sigle, nelle giunte di centrosinistra, con il PD, in tutta Italia, a votare i tagli alle spese sociali, ai trasporti, alla sanità. E se litigano spesso tra loro è solo perché si disputano poltrone e ruoli nelle stesse giunte in cui siedono assieme. Altro che sinistre divise!







La verità è che c'è bisogno finalmente di una sinistra vera, di una sinistra che non tradisca. Di una sinistra che sappia da che parte stare e da che parte non stare.




Solo una sinistra vera può rivolgersi con credibilità ai lavoratori. Solo una sinistra vera può unire i lavoratori, i precari, i disoccupati contro i loro avversari. Solo una sinistra vera può contrastare le menzogne e le messinscene dei partiti dominanti.




Noi siamo impegnati da sempre, controcorrente, da soli, con tutte le nostre forze in questo obiettivo: unire in una vera sinistra tutti coloro che vogliono ribellarsi all'esistente, per costruire una società liberata dalla dittatura del denaro e del profitto.










IL CAPITALISMO È FALLITO







Più di venticinque anni fa, dopo il crollo del Muro di Berlino, ci avevano raccontato la favola di un futuro splendente dell'umanità, grazie alla vittoria del capitalismo sul “comunismo”. È accaduto l'opposto. Il capitalismo si trova da quasi dieci anni di fronte alla crisi più grave degli ultimi ottant’anni e non sa come uscirne. Nel frattempo prova a scaricare la sua crisi sulle condizioni sociali, di lavoro e di vita della maggioranza dell'umanità, cioè dei lavoratori e dei poveri di tutto il mondo.







Ovunque si distruggono i contratti nazionali di lavoro; ovunque si precarizzano le vite delle giovani generazioni; ovunque si distrugge sempre più l'ambiente; ovunque tornano guerre o minacce di guerre per la spartizione della terra, del petrolio e delle materie prime; ovunque riemergono razzismo, intolleranza, odio dei diversi; ovunque dilaga la guerra disperata tra poveri. Si è tornati indietro di un secolo. Alla faccia del “progresso” e della “modernità”!







LA CRISI DEL CAPITALISMO COLPISCE OVUNQUE







In tutta Europa, dal Portogallo all'Ucraina, dalla Grecia alla Gran Bretagna, il capitalismo in crisi, in mano a governi e istituzioni che si illudono di poterlo gestire (Commissione Europea, governi, Banca Centrale Europea...), sta facendo pagare il conto agli stessi settori della società e con le stesse misure: le condizioni di milioni e milioni di lavoratori peggiorano senza sosta, centinaia di posti di lavoro vengono persi ogni giorno, la stragrande maggioranza delle famiglie ha subìto un impoverimento senza precedenti. Se in Europa siamo ormai arrivati a 26 milioni di disoccupati in Italia la disoccupazione giovanile ha raggiunto stabilmente il 45%. Tutto ciò mentre Renzi si vanta di un aumento dell'occupazione che, con il Jobs Act che porta la sua firma, è completamente precaria e senza alcuna tutela.







Lo Stato italiano versa ogni anno nelle tasche delle banche 90 miliardi di euro. Le giunte locali di ogni colore versano complessivamente ogni anno ai banchieri 70 miliardi. La grande maggioranza della popolazione viene sacrificata alla dittatura di una piccola minoranza di industriali e banchieri. I principali partiti (di ogni colore) e i loro governi, nazionali e locali, sono solo gli esattori dei padroni e dei capitalisti.













NON SI PUÒ GOVERNARE IL CAPITALISMO, LO SI PUÒ SOLO ROVESCIARE.




PER UN PROGRAMMA DI SVOLTA ANTICAPITALISTA







Pensare di riformare, raddrizzare, aggiustare questo sistema è una pura illusione.




La illusione delle sinistre italiane - Bertinotti ieri, Vendola e Ferrero oggi – di risolvere la crisi alleandosi con il PD e con le altre forze di centrosinistra (ma che ormai si farebbe fatica a definirle persino di centro) e governando insieme ad esse, si è rivelata non solo una tragica beffa ma un vero e proprio danno a spese dei lavoratori. Sono stati proprio i governi di centrosinistra o appoggiati dal centrosinistra ad affondare i colpi più duri alle spalle di giovani e lavoratori. Chi ci ha guadagnato, oltre ai ricchi, sono stati solo i partiti della sinistra (SEL, Rifondazione Comunista) che hanno fatto il pieno di poltrone e di incarichi ovunque se ne presentasse l'occasione.




Ma anche chi fuori dall'Italia ha tentato negli ultimi anni di governare il capitalismo da sinistra, magari una sinistra che non si era mai compromessa con le politiche dei padroni, ha dimostrato l'impossibilità di venire a patti con questo sistema, che non può essere modificato se non rovesciandolo dalla base.




In Grecia, ad esempio, Tsipras e il suo partito Syriza erano stati portati al governo da quei milioni di lavoratori e povera gente che, dopo anni di lotta e dopo averle provate tutte, hanno sperato che fosse la sinistra a risolvere i loro problemi. Ma la sinistra di Tsipras, arrivata al governo grazie ai lavoratori, ha governato contro di essi, facendo esattamente l'opposto di ciò per cui era stata eletta. Anche Tsipras si è illuso di poter governare il sistema non facendo i conti con i veri interessi di quel sistema, che sono opposti agli interessi dei lavoratori e di chi non ha nulla.




L'unica via, certamente difficile ma reale, è quella di rovesciare questo stato di cose. Rovesciare vuol dire mettere apertamente e fino in fondo in discussione il capitalismo e le sue radici. Rifiutare che a pagare (per chi governa) siano sempre gli stessi (chi non ha mai governato). Rifiutare la compatibilità che pretende di risolvere i conti togliendo diritti a chi ne ha e rifiutando di darne a chi non ne ha (perché donna, perché giovane, perché immigrato...). Rifiutare la logica del “ siamo tutti sulla stessa barca”, dell'“ interesse di tutti”, dell'“interesse della nazione”. No! Non siamo tutti sulla stessa barca. Gli interessi dei banchieri e dei miliardari non sono gli stessi interessi di un lavoratore precario di un call center o di un immigrato che attraversa il Mediterraneo su un gommone.




In Italia i lavoratori hanno già fatto gli “interessi della nazione”e“salvato la patria”innumerevoli volte. L'hanno fatto nel 1992, accettando la cancellazione definitiva della scala mobile per obbedire al trattato di Maastricht; hanno salvato la patria nel 1996, con la riforma delle pensioni di Dini (e del centrosinistra); hanno salvato la patria nel 1998 con “i sacrifici” dell'Ulivo per entrare nell'euro; hanno salvato la patria con le riforme di Berlusconi e negli ultimi anni con quelle che ci chiede l'Europa di Prodi, di Monti e di Letta, votate da tutti i partiti di centrodestra e centrosinistra.




È ora di dire basta! Non può esserci una reale alternativa ai sacrifici infiniti e alla sottomissione eterna se non rovesciando questa logica,sfidando apertamente, anche nei territori e nei comuni, la dittatura del capitale e contrapponendovi gli interessi del mondo del lavoro e della maggioranza della società. Sulla base di u n programma che non solo soddisfi i bisogni e le necessità di milioni di lavoratori, ma che dia ad essi i mezzi effettivi per poter esercitare democraticamente i loro interessi e i loro diritti, per poter decidere delle loro vite, per poter intervenire realmente sulla vita politica e non attraverso le schede elettorali una volta ogni cinque anni. Un programma che dia ad essi il potere.







Un programma del genere non si limita a proporre misure e rivendicazioni per i lavoratori ma indica la via per modificare la situazione di dominio dei capitalisti e di attacco a chi lavora e alla povera gente. Un programma del genere indica l'unica via possibile di alternativa che sia in grado di cambiare il gioco e fermare l'arretramento e la sconfitta del movimento operaio e della sinistra.




Ma un programma del genere non sarà realizzato né dai governi avversari - che una certa sinistra vuole spacciare per “governi amici” - né dalla pura pressione dei movimenti, né dalle grida populiste di chi, come Beppe Grillo, si presenta come temibile avversario dei partiti dominanti ma che vuole l'abolizione dei sindacati in quanto tali e nega i diritti degli immigrati. Un programma come questo può essere realizzato solo da un governo dei lavoratori: un governo che sia loro espressione diretta, e che quindi può essere imposto solo da una mobilitazione e da una sollevazione popolare.




Lavorare in ogni lotta e in ogni occasione a questo sbocco è il nostro impegno quotidiano. La campagna elettorale è solo un terreno di questo nostro lavoro che ci offre il modo di utilizzare uno strumento in più per poterci rivolgere a coloro per cui lottiamo. Un nostro eletto, in qualsiasi sede istituzionale, sarebbe solo un rappresentante di questa battaglia generale, in un rapporto indissolubile con le ragioni e le aspirazioni di tutti gli oppressi. Un eletto dei lavoratori, al loro servizio, per un’alternativa di società. Non una pedina di chi avversa i lavoratori a difesa della società capitalistica, come troppe volte è successo (magari presentandosi, di volta in volta, come l'amico di turno).







Cinque anni di Governo Pisapia: un tradimento annunciato







La vittoria di Pisapia nel 2011 ha rappresentato per larghi strati della città una sorta di liberazione dopo vent'anni di governo del centrodestra. Una vittoria epocale che avrebbe dovuto cambiare radicalmente il modo di governare della città in nome di quella “rivoluzione”arancione spinta dai comitati che avevano accompagnato la marcia trionfale di Pisapia a partire dalle primarie. La promessa era quella di creare una giunta diversa, attenta ai bisogni della città e in grado di far partecipare i cittadini al processo decisionale. La famosa democrazia partecipata di cui vagheggiano certi ambienti della sinistra riformista.




Il bilancio dopo cinque anni è drammatico: tutte le illusioni e le speranze del popolo della sinistra milanese sono state tradite. Un tradimento del tutto prevedibile che annunciammo già cinque anni fa, noi unico partito della sinistra milanese ad essersi presentato autonomamente fuori dal carrozzone arancione a sostegno di Pisapia.




Cinque di anni di governo che hanno visto tradite tutte le aspettative di cambiamento e di partecipazione dal basso, con una giunta che si è dimostrata degna erede delle precedenti nel difendere gli interessi dei poteri forti della città.




Tasse aumentate(es. Irpef, rifiuti, servizi), così come i biglietti e abbonamenti Atm, aumento delle esternalizzazioni dei servizi, vendita quote Sea, Serravalle e Aem. Nessun intervento risolutivo per l'emergenza casa, a Milano rimangono 9500 case popolari sfitte. Aumento degli sgomberi rispetto ai numeri delle giunte di centrodestra, nessuna opposizione alla presenza delle formazioni fasciste in città, anzi addirittura Pisapia si è spinto laddove nemmeno i sindaci di centrodestra avevano osato spingersi, presentandosi nel 2014 alla commemorazione in ricordo di Ramelli, manifestazione che da anni il 29 aprile infanga le strade della città.




Un bilancio assolutamente negativo a cui si aggiunge la ciliegina sulla torta di Expo, mega fiera internazionale lasciata in mano ai poteri forti e condita dalle solite ombre oscure sull'acquisto delle aree destinate all'evento, dalle tangenti e dallo scandalo del lavoro gratuito travestito da volontariato. Una medaglietta che Pisapia e i suoi sodali possono appuntarsi con orgoglio sul petto, essendo stati i primi ad avallare questo particolare tipo di sfruttamento dei lavoratori.




Non c'è che dire, il bilancio della giunta arancione è un vero libro degli orrori e fa particolarmente scalpore che i partiti della sedicente sinistra milanese fino alla fine siano rimasti attaccati alla maggioranza che ha sostenuto la giunta Pisapia.




La verità è che di un'altra sinistra c'è bisogno. I lavoratori, i disoccupati e gli sfruttati nulla possono ottenere dalle politiche di compromesso che la sinistra riformista mette in campo da anni tradendo sistematicamente le ragioni degli oppressi in nome di qualche poltrona e qualche assessorato.




Siamo per una sinistra che non tradisca, che si batta per l'unica prospettiva reale che oggi si può me ttere in campo contro l'attacco del fronte padronale e dei suoi partiti, la prospettiva del rovesciamento della dittatura dei banchieri e degli industriali per la costruzione di una società basata sul potere e sul governo de i lavoratori.










La Milano che vogliamo:




I nostri obiettivi programmatici sul terreno comunale sono dichiaratamente “di parte”. Rifiutiamo di recitare il mantra ipocrita dell’“interesse generale della città”. Siamo dichiaratamente da una parte della città contro l'altra: la parte del lavoro, dei precari, dei disoccupati, degli immigrati (la larga maggioranza della popolazione milanese) contro la parte dei padroni, dei salotti, della borghesia, dei poteri forti cittadini (la piccola minoranza di banchieri, industriali, costruttori, della Curia e di tutti i loro ambienti e le loro cerchie). O di qua o di là, in mezzo non si può stare. E noi stiamo, senza riserve, da una parte sola.




Proprio per questo rifiutiamo anche sul terreno locale e comunale la logica, apparentemente “realista” , delle cosiddette compatibilità. A chi ci dice che la svolta che ci vorrebbe non è possibile perché c'è la crisi, perché le risorse sono poche, perché il comune ha competenze limitate, perché non si può che obbedire alle leggi esistenti ecc, ecc, rispondiamo che proprio la subordinazione e l'accettazione di questa logica, ad ogni livello, ha accompagnato negli ultimi decenni la sconfitta drammatica del mondo del lavoro. Noi rifiutiamo questa cultura. La nostra logica non è quella di gestire l'esistente, di cercare di accomodare per quanto possibile quel che c'è, di spostare di qualche millimetro i paletti, ma di rompere le leggi di questa società. Non è quella della rassegnazione e della resa, ma è quella della rivolta.




Il nostro programma “elettorale” è molto poco elettorale. Non si limita a elencare i buoni propositi del nostro candidato sindaco ma propone e chiama alla lotta per ciò che comunque già facciamo e faremo a fianco dei lavoratori, precari, disoccupati, in opposizione alle giunte di centrosinistra o centrodestra. Sia se resteremo fuori dal Consiglio comunale sia, con forza ben superiore, se i nostri candidati saranno eletti.




Ci opporremo con tutte le nostre forze alle politiche condotte fino a ieri da Pisapia e domani dai partiti che saranno chiamati a gestire il potere nei nomi dei soliti interessi. Perché purtroppo queste politiche continueranno, chiunque sarà a guidare la prossima giunta (compreso il Movimento 5 Stelle). Mettiamo in guardia i lavoratori fin da ora: nessun partito sarà in grado di cambiare realmente e stabilmente nulla fintantoché non prenderà misure anticapitaliste, cioè misure che contrastino e sconfiggano la dittatura del capitale e della finanza.




Sosterremo tutte le lotte che si svilupperanno contro i licenziamenti, la precarizzazione, gli attacchi al mondo del lavoro, la repressione, il razzismo di Stato. Lavoreremo a unificarle in una grande vertenza cittadina. Chiederemo incessantemente a tutte le sinistre cittadine (politiche, sindacali, associative, di movimento) di rompere con queste politiche e di combatterle, in ogni sede, a partire dalle piazze e dai luoghi di lavoro. Di rompere col PD, cessando di votare tagli e privatizzazioni in cambio di assessorati. Di realizzare con noi un fronte unico delle sinistre al fianco dei lavoratori contro le forze dominanti. Al tempo stesso non ci limiteremo all'opposizione. Non siamo solo antagonisti, siamo comunisti. Non ci limitiamo a combattere l'attuale potere. Vogliamo un altro potere, quello dei lavoratori, in funzione di un’altra società, dove a comandare non siano le banche ma chi lavora.







In questo senso avanziamo un programma di rivendicazioni radicali, tanto radicali quanto radicale è la crisi che i lavoratori subiscono e l'attacco che viene loro portato. È il programma di una giunta di s volta a Milano, che abbia il coraggio di rompere apertamente con le regole del gioco del capitalismo e di battersi per una città governata dai lavoratori.







Una giunta anticapitalista che dovrebbe innanzitutto:










  1. RIFIUTARE DI SUBORDINARSI AL PATTO DI STABILITÀ INTERNO CHE STA STRANGOLANDO ICOMUNI A VANTAGGIO DELLE BANCHE E RIPUDIARE IL DEBITO PUBBLICO CONTRATTO CON LE BANCHE STESSE; LE RISORSE COSÌ RECUPERATE E RISPARMIATE VANNO INVESTITE NEI SERVIZI PUBBLICI E SOCIALI, A TUTELA DEI LAVORATORI E DELLA POPOLAZIONE POVERA.









  1. INTRODURRE UNA CONSULTA CITTADINA POPOLARE CHE SI OCCUPI DI STABILIRE DEMOCRATICAMENTE E ALLA LUCE DEL SOLE, SULLA BASE DI MANDATI DECISIONALI DEI CITTADINI, LE SCELTE DI POLITICA ECONOMICA E DI BILANCIO DELLA CITTÀ . LE VARIE ESPERIENZE DI “BILANCI PARTECIPATIVI” E DI ALTRE PRATICHE DI COINVOLGIMENTO POPOLARE POSSONO AVERE UN SENSO SOLO SE LE SI DOTA DI UN CONTENUTO E DI UN POTERE REALE, UNICA ALTERNATIVA ALLA PASSIVIZZAZIONE SOCIALE E POLITICA IMPOSTA DA QUESTO SISTEMA.









  1. INTERROMPERE LA PRIVATIZZAZIONE DELLE AZIENDE MUNICIPALIZZATE E REINTERNALIZZARE QUELLE GIÀPRIVATIZZATE. ISERVIZI CHE RIGUARDANO LA GESTIONE DEI RIFIUTI,I TRASPORTI PUBBLICI E TUTTI GLI ALTRI SERVIZI DI UTILITÀ PUBBLICA DEVONO RESTARE PUBBLICI E SOTTO CONTROLLO DEI CITTADINI. STABILIZZARE IMMEDIATAMENTE I LAVORATORI CHE LAVORANO CON CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO PRESSO LE STRUTTURE CHE OFFRONO SERVIZI AI CITTADINI DI MILANO.









  1. ASSUMERE A TEMPO INDETERMINATO TUTTI I LAVORATORI E OPERATORI DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE(ATM). DIMINUIRE L'ORARIO DI LAVORO DEGLI AUTISTI E AUMENTARE LE PAUSE ATTRAVERSO L'ASSUNZIONE STABILE DI NUOVI AUTISTI. POTENZIARE LA RETE DEI TRASPORTI ATTRAVERSO L'AUMENTO DI VETTURE E LA CREAZIONE DI NUOVE LINEE CHE COLLEGHINO LE PERIFERIE AL CENTRO DELLA CITTÀ .




METROPOLITANA TRAM E BUS ANCHE DI NOTTE ( ALMENO UNO OGNI ORA) REGOLARE IL COSTO DEI TRASPORTI (BIGLIETTI E ABBONAMENTI) IN BASE AL SALARIO DEGLI UTENTI, RENDENDO IL TRASPORTO GRATUITO PER DISOCCUPATI, STUDENTI E PERSONE IN DIFFICOLTÀ ECONOMICA.









  1. ABOLIRE IL FINANZIAMENTO PUBBLICO ALLE SCUOLE PRIVATE,LAICHE O CONFESSIONALI,DEVOLVENDO LE RISORSE COSÌ RISPARMIATE ALL'ISTRUZIONE E AI NIDI PUBBLICI. METTERE IN SICUREZZA TUTTI GLI EDIFICI SCOLASTICI PUBBLICI CON UN GRANDE PIANO DI RISTRUTTURAZIONE E RECUPERO DI STRUTTURE. APERTURA DI ALLOGGI STUDENTESCHI UNIVERSITARI; ISTITUZIONE DI SERVIZI A SUPPORTO DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE PUBBLICHE DI OGNI ORDINE E GRADO.









  1. OPPORSI AL FINANZIAMENTO REGIONALE DELLE CLINICHE PRIVATE,A VANTAGGIO DELLA SANITÀ PUBBLICA. CANCELLAZIONE DEI TICKET. TUTTI I SERVIZI SOCIALI DEVONO ESSERE PUBBLICI, SOTTO CONTROLLO DEI CITTADINI, A PARTIRE DALLE FARMACIE COMUNALI. FINANZIARE CENTRI ANTIVIOLENZA PER LE DONNE E PER LE VITTIME DI VIOLENZA DI GENERE. ISTITUIRE STRUTTURE E PRESÌDI MEDICI CHE CONSENTANO ALLE DONNE DI ABORTIRE IN PIENA LIBERTÀ E SICUREZZA.









  1. REQUISIRE LE CASE SFITTE, A PARTIRE DA QUELLE DETENUTE DALLE GRANDI SOCIETÀ IMMOBILIARI, E PORLE A DISPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE POVERA E BISOGNOSA COME EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA CON ISTITUZIONE DI UN NUOVO BANDO DI ASSEGNAZIONE DELLE CASE A VANTAGGIO DI LAVORATORI,PRECARI,GIOVANI, FAMIGLIE O INDIVIDUI SENZA CASA, SENZA DISTINZIONE DI RESIDENZA E DI NAZIONALITÀ . SULLE 9500 CASE ALER SFITTE COSTITUZIONE DI COOPERATIVE DI INQUILINI PER LA GESTIONE DELLA RIQUALIFICAZIONE DELLE AREE, DELLA RISTRUTTURAZIONE E DELL'ASSEGNAZIONE DELLE CASE SECONDO GRADUATORIA. RIQUALIFICAZIONE DEI QUARTIERI E DELLE AREE MUNICIPALI AFFIDATA AD UN GRANDE PIANO COMUNALE DI LAVORI PUBBLICI. NESSUN QUARTIERE SIA PRIVO DI SCUOLE, DI TRASPORTI E DI SERVIZI! BASTA CON I QUARTIERI DORMITORIO! NON RIVENDICHIAMO SOLO IL DIRITTO ALL'ABITARE MA ANCHE IL DIRITTO ALL'ABITARE IN AMBIENTI PIACEVOLI E ACCOGLIENTI!




  2. RECUPERARE PIENAMENTE IL CONTROLLO PUBBLICO DELLA GESTIONE DELL'ACQUA,DELLA CURA E DEL RIASSETTO IDROGEOLOGICO DEL TERRITORIO. AVVIO DI UN NUOVO CORSO DI POLITICHE AMBIENTALI IN GRADO DI COMBATTERE L'INQUINAMENTO CHE UNA GRANDE CITTÀCOME MILANO SUBISCE DA DECENNI.




    PER QUESTO: RIDUZIONE DELLA CIRCOLAZIONE DIAUTOE POTENZIAMENTO DEL TRASPORTOPUBBLICO, BONIFICA E RIQUALIFICAZIONE DEI SITI IN DISUSO. POTENZIAMENTO DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI.









  1. ESPROPRIARE SENZA INDENNIZZO I BENI E GLI EDIFICI ECCLESIASTICI (CON ESCLUSIONE DEI LUOGHI DI CULTO), PER USARLI A FINI SOCIALI, SOTTO CONTROLLO PUBBLICO (AD ESEMPIO A SCOPO ABITATIVO,COME STRUTTURE AUTOGESTITE PER I GIOVANI, STRUTTURE DI RITROVO, COME LUOGHI DEDICATI ALL’ ARTE E ALLA CULTURA, ETC.).









  1. CONTRO LE POLITICHE SECURITARIE DEI PARTITI DELLA BORGHESIA RIVENDICHIAMO E PROMUOVIAMO IL CONTROLLO DEL TERRITORIO DA PARTE DEI CITTADINI PER RENDERE DAVVEROMILANO PIÙ SICURA, COL PIENO COINVOLGIMENTO DI COMITATI DI QUARTIERE, ASSOCIAZIONI E STRUTTURE SINDACALI. COSTRUIRE CENTRI DI AGGREGAZIONE E CULTURALI PER FAMIGLIE, BAMBINI,GIOVANI E ANZIANI PER RENDERE LA CITTÀ PIÙ VISSUTA E PERCIÒ PIÙ SICURA.









  1. ABBATTERE I PRIVILEGI ISTITUZIONALI: SINDACO,ASSESSORI,CONSIGLIERI,DIRIGENTI DEL COMUNE E DELLE AZIENDE COMUNALI DOVRANNO AVERE UNO STIPENDIO NON SUPERIORE A QUELLODI UNOPERAIO SPECIALIZZATO. LE RISORSE COSÌ LIBERATE DOVRANNO PARTECIPARE AL FINANZIAMENTO DI UN SALARIO SOCIALE




AI DISOCCUPATI IN CERCA DI LAVORO.









  1. PER IL MASSIMO DELLA DEMOCRAZIA E DELLA RAPPRESENTATIVITA' RIVENDICHIAMO UNA LEGGE ELETTORALE PIENAMENTE PROPORZIONALE, L'ELEZIONE DELLA CITTÀ METROPOLITANA E IL DIRITTO DI VOTO PER I LAVORATORI E GLI STUDENTI PENDOLARI. MA PIÙ IN GENERALE PENSIAMO CHE UNA VERA DEMOCRAZIA POSSA ESSERE RAGGIUNTA DA UN'ALTRA ORGANIZZAZIONE DI SOCIETÀ , IN CUI A LEGIFERARE SIANO I CONSIGLI ELETTI DAI LAVORATORI, CONSIGLI CHE AVREBBERO IL POTERE DI ELEGGERE TUTTI I FUNZIONARI E DIRIGENTI DELLA




PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, CON INCARICHI CHE POTRANNO ESSERE REVOCATI IN QUALSIASI MOMENTO DA PARTE DELLE ASSEMBLEE DEI LAVORATORI. SOLO IN QUESTO MODO SI PUÒ ABBATTERE IL SISTEMA PARTICOLARMENTE COSTOSO PER LA COMUNITÀ DELLE NOMINE DALL'ALTO, SISTEMA DA SEMPRE CARO ALLE GIUNTE DI CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA CHE SI SONO ALTERNATE AL GOVERNO DELLA CITTÀ GONFIANDO LE TASCHE DI MANAGER E FUNZIONARI A DISCAPITO DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI.







Un simile programma, e la giunta di svolta che lo promuoverebbe - proprio per l’intrinseco carattere di rottura - incontrerebbero l'opposizione aperta dei governi nazionali (e regionali) di ogni colore. E dunque potrebbero essere imposti e realizzati solo da una mobilitazione di massa straordinaria in aperta contrapposizione alle classi dirigenti. Anche a questo fine l'intera macchina comunale andrebbe rivista radicalmente, trasferendo il potere reale nelle strutture autorganizzate dei lavoratori e del popolo, quartiere per quartiere, su scala cittadina. Un’assemblea cittadina di delegati eletti nei posti di lavoro e neiquartieri, privi di ogni privilegio sociale, permanentemente revocabili dai loro elettori, sarebbe infinitamente più forte, più efficiente, più democratica, più economica di qualsiasi vecchia macchina burocratica dello Stato. Non è solo un diverso modo di intendere le funzioni pubbliche e l'amministrazionedello Stato. È la prefigurazione di un altro Stato: non più lontano e nemico dei lavoratori, ma organizzatore ed espressione della loro forza.







Una simile giunta sarebbe a tutti gli effetti un organo di potere degli sfruttati contro gli sfruttatori. Per questo costituirebbe di per sé un fattore di richiamo per i lavoratori di tutta Italia e un atto di ribellione contro le classi dirigenti nazionali. Sarebbe un passo in direzione di una alternativa generale a livello nazionale, uno strumento di lotta per un governo dei lavoratori in tutta Italia.







Tutti i problemi sociali dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati milanesi, così come di ogni altra città, possono essere risolti compiutamente solo su scala nazionale. Lottare a Milano per questa prospettiva generale di svolta non significa evitare di parlare dei problemi particolari della città. Non è parlar d'altro, è al contrario l'unico modo coerente di battersi per gli obiettivi e le esigenze dei lavoratori milanesi. Fuori da questa prospettiva generale, cioè necessariamente di portata nazionale, ogni forma di radicalismo municipale rischierebbe, contro una sua apparente concretezza, di rimuovere la reale possibilità di soddisfacimento delle domande degli sfruttati.




Peraltro solo una lotta radicale e generale per una alternativa anticapitalista può strappare risultati parziali e concreti, tanto sul piano nazionale quanto su quello locale. Le classi dominanti sono disposte a concedere qualcosa solo quando hanno paura di perdere tutto. Rivendicare tutto è l'unico modo concreto per strappare qualcosa. E, viceversa, respingere una prospettiva di lotta radicale è il modo sicuro per non ottenere niente e dunque di continuare ad arretrare lungo una discesa senza fondo.




Per questo ci rivolgiamo a tutti i lavoratori, gli sfruttati e oppressi di questa città, alle persone più combattive, più generose, più coscienti, agli intellettuali e agli artisti per dire loro la cosa più semplice: uniamo le nostre forze attorno a un programma di vera opposizione e di vera alternativa. Anche attraverso il voto: perché ogni voto al PCL rafforzerebbe questo programma. Ma soprattutto al di là del voto, nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle piazze, perché lì si deciderà chi comanda e chi obbedisce nella società italiana. Noi vogliamo che al posto di comando vadano finalmente i lavoratori. Dare un partito a questo programma è l'impegno del Partito Comunista dei Lavoratori.




Partito Comunista dei Lavoratori – Sezione di Milano

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