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Chi è che provoca? Panebianco e la guerra in Libia

23 Febbraio 2016

L'"infamia" non è quella degli studenti che contestano docenti guerrafondai. L'infamia è quella di chi promuove guerre e distruzione delle condizioni di vita di studenti e lavoratori.

Panebianco

Angelo Panebianco, firma del Corriere della Sera e docente dell’Università di Bologna, è stato contestato due volte dagli studenti del CUA e dell’Assemblea Scienze Politiche durante il suo corso di “Teorie della pace e della guerra” alla facoltà di Scienze Politiche. Subito si sono levati gli scudi in difesa di Panebianco, colpito dall’ennesima “infamia” (così Romano Prodi, noto esempio di paladino degli studenti e degli sfruttati). Al di là delle modalità di questa o quella contestazione, noi siamo convinti che l’infamia sia quella di rispondere alla legittima contestazione studentesca di un docente che fa propaganda a favore di interventi armati all’estero (Panebianco ha preso questa posizione anche recentemente, il 14 febbraio scorso, sul Corriere della Sera a proposito della Libia) con la sospensione delle lezioni e il loro svolgimento ad “accesso controllato” per tenere fuori chi osa criticare le posizioni dei docenti dell’Università di Bologna. Fino a prova contraria, le lezioni universitarie sono eventi pubblici ai quali non può essere negato l’accesso. Certo, tra aule strapiene e carenti, tagli alle borse di studio e aumento delle tasse, repressione del dissenso, si può dire che l’università pubblica, su spinta del ministero e della borghesia, stia facendo il possibile per cacciare gli studenti proletari e per emarginare qualsiasi voce critica. In spregio alla libertà di parola che gli stessi “sinceri democratici” rivendicano: libertà di parola per i docenti, gli studenti possono anche farne a meno! Anzi, per non farsi mancare nulla, è partita la solita canea reazionaria per far trionfare la legalità, cioè la repressione: schedati i partecipanti alle contestazioni, dal ministro Giannini al responsabile scuola PD Puglisi al rettore Ubertini, è tutto un chiedere condanne esemplari. In un'università infestata da massoni, clericali e guerrafondai, il problema evidentemente è chi contesta questi ultimi.

In opposizione a lorsignori, che rivendicano senza battere ciglio la distruzione di fatto dell’università pubblica, l’attacco a tutto tondo alle condizioni di vita di studenti e lavoratori, gli interventi guerrafondai all’estero di un rinnovato imperialismo (straccione) italiano, noi ripetiamo: la spesa militare, come tante altre, dimostra che di soldi per i lavoratori, i pensionati, i disoccupati, gli studenti ce ne sarebbero eccome! Ma le priorità della spesa pubblica e degli investimenti sono decise dai “soliti noti”: banchieri, industriali, palazzinari, clero. È il momento di dire basta a questa austerità a favore dei pochi grandi proprietari (a cui invece si tagliano pure le tasse) per riaffermare le nostre priorità, i nostri bisogni in una sola piattaforma unificante di tutti gli sfruttati: uniamo le lotte e le rivendicazioni, perché solo uniti si vince. Contro il militarismo italiano e dell’UE, rivendichiamo come studenti il taglio, e non l’aumento, alle spese militari per combattere guerre che non ci appartengono e che storicamente hanno alimentato il terrorismo di oggi; rivendichiamo lo stop alle missioni militari all’estero; rivendichiamo la massima unità di studenti e lavoratori di tutte le nazioni contro i comuni oppressori. Contro tagli e “austerità”, rivendichiamo l’unico autentico diritto allo studio: la totale copertura economica delle spese degli studenti: a tempo pieno di studio, un salario pieno per gli studenti! Per una scuola di qualità, di massa, gratuita, gestita da lavoratori e studenti, e non da industriali e da preti! Non siamo bestie a cui dare le briciole che cadono dalla tavola dei padroni!

Studenti Rivoluzionari - Bologna

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